venerdì, ottobre 13, 2006

Venerdì 13 ottobre: circolari e sberle

Oggi era tutto un mormorare… -il 13, chissà che picconi ci arrivano-
- Ma no- dico io – il 13 porta fortuna! -
- Ma è VENERDI?.. prof. sempre ottimista!! Sicuro ci ficcano una provetta a sorpresa..ma tanto a lei non la danno mica...-
- Eh già! Anche loro hanno ragione-

Fa ancora caldo, è un anno incredibile; questa mattina alle 7 c’erano 17 gradi.
Dopo le prime ore, camminando lungo i larghi corridoi della scuola, si viene investiti da folate di vento caldo ogni volta si passa davanti alla porta aperta di una classe, come se dentro fosse acceso un gigantesco asciugacapelli che sputa caldo verso l’esterno. C'è ancora un caldo umido appiccicoso e, sebbene tutto sia spalancato, si sta male.
Anche i ragazzi stanno male ma alcuni hanno maglioni col collo alto di lanetta e grondano sudore. Alla mattina a casa loro c’erano 12, gradi, perché abitano in altipiano e non hanno ancora capito che in questa scuola l’unico abbigliamento possibile è quello a cipolla: sotto una T-shirt e sopra il resto.
D’inverno ci sarà lo stesso problema perché i termosifoni sono dei potenti radiatori in ghisa dei tempi absburgici e scaldano moltissimo, ma siccome l’impianto è fatto in modo strano, aaffinché ci sia caldo al piano terra ai piani alti ci si deve cucinare: l’acqua prima sale e poi scende nei radiatori della segreteria, che si trova al piano terra, mentre le aule sono al quarto piano.

Inizio la mia lezione.
Le prime ore si sta abbastanza bene, i ragazzi non dormono ed approfitto. Sono in una prima, ho due ore di 54 minuti di tempo e posso lavorare in pace e con calma.
Inizio a spiegare, attiro l’attenzione dei ragazzi e li faccio avanzare nel mondo dei numeri a gareggiare tra loro per chi riesce a trovare la soluzione di una specie di teorema. Sono tutti lì, mi guardano attenti, quasi non respirano, io tiro la corda e dentro di me sono soddisfatta perché so che mi seguono, che viaggiamo insieme e che la domanda che farò alla fine della spiegazione, tra pochi secondi, vedrà molte mani alzate, e molte facce ansiose di ragazzini pronti a far valere la propria risposta…… sto per porre la domanda ma

- Permesso.?. - ed è già dentro. E’ la bidella con un foglio di carta in mano: la circolare da dettare sul libretto; lunedì si esce un ora prima, scrivere far firmare
L’atmosfera se ne è andata :
- Prendete il libretto personale e scrivete..-
- Dove? –
- Sul libretto, dove ci sono le pagine bianche-
- Prof. io non ho pagine bianche..-
- Hai ragione, le pagine con le righe sulle quali scriverai la comunicazione-
Uno si alza e si avvicina alla cattedra
- Dove vai tu?-
Lui indietreggia un po’, poi riavanza, non sa che fare e mi guarda sperduto.
- Vieni qua, che c’è?-
- Non ho il libretto- mi sussurra
- L’hai dimenticato? Birbone- e gli sorrido.. siamo in prima, impareranno.
- No, non ce l’ho ancora, mia mamma lavora e non riesce a venire a prenderlo-
- Ma ci sarà qualche altro di famiglia, basta che faccia una delega, se vuoi ti spiego o ti scrivo sul diario-
Intanto la bidella è sempre in piedi, alle mie spalle che attende più o meno pazientemente la riconsegna della circolare.
- No, siamo solo io e lei e non riesce a venire -
- Vabbè scrivi sul diario, vedremo di risolvere, intanto vai a posto.-
Telefonerò alla madre, penso e intanto detto la circolare, firmo il foglio della circolare che riconsegno alla bidella.
Cerco di riprendere la spiegazione da dove l’ho interrotta ma l’atmosfera se ne è andata, allora concludo velocemente e passo agli esercizi-
- Prima di cominciare i nuovi, correggiamo quelli di casa, mettete il quaderno sul banco e chi ha avuto delle difficoltà mi dica, che vediamo di capire dove si è bloccato, mentre correggo gli esercizi sbagliati gli altri inizino il numero 32 di pagina 245.
- Che pagina?-
- 245-
- Ma non trovo il numero a pagina 355-
- DUECENTOQURANTACINQUE- mezza classe in coro consiglia il numero, ma in quella ovazione il numero si perde resta solo il rumore ed il poverino richiede
- Che numero?-
- DUECENTOQURANTACINQUE !!!-
- -Zitti!.. Ripeto io il numero della pagina, se no non si capisce niente-
Suona la campanella della fine ora. 54 minuti sono già trascorsi, me ne restano altri 54 per finire di correggere le espressioni e fare i problemi, sempre con le espressioni.
Uno alza la mano dal posto e mi dice che non ha il quaderno
- A casa mia c’è tutta una confusione, nessuno ha tempo per me, appena sono insieme mia madre e mio padre parlano della casa nuova, dove va il bagno, dove va la cucina e io in quella confusione perdo tutto. –
Lo chiamo fuori ed andiamo nel solito corridoio che ormai è diventato un confessionale, vorrei capire se mi sta fregando.
- Non voglio metterti una nota ma è la seconda volta che sei senza quaderno, mi spieghi cosa succede?-
- Mia mamma lavora sempre, fa il magistrato, mio papà e medico ed è sempre in studio. La sera quando arrivano a casa non hanno tempo per me e mia mamma deve guardare mia sorella, perché fa la quarta ma non studia niente e fa male a scuola e poi si mettono a discutere della casa nuova e siccome io ho sempre fatto bene non mi guardano, ma adesso ci sono carte dappertutto e io non trovo le cose. –
Di quello che mi dice un poco è sicuramente vero un poco è ingrandito, ma lui vive così questa situazione e non ci sta bene. Predicozzo di circostanza e niente nota ma…
- Attento a te....la prossima volta mi arrabbio.-
Rientriamo dopo un attimo, correggo per una decina di minuti e poi lancio la gara
- Ai primi cinque che finiscono un più sul registro, poi i primi tre che aiutano con successo chi non ha capito ancora un più. Via, si parte!!-

- Permesso.?. - ed è già dentro. E’ la bidella, un’altra, con un foglio di carta in mano: la circolare da dettare sul libretto con le festività votate dal Consiglio di Istituto
Sbuffo e la bidella ci resta male
- Mica è colpa mia, mi dicono di portare le circolari e io le porto!.-
Lascio cadere il discorso, faccio prendere di nuovo il libretto che nel frattanto è tornato al suo posto, in fondo allo zaino, e detto la cicalare, riconsegno il foglio firmato e reinizio la gara.
I primi quattro finiscono in un attimo, si affollano attorno alla cattedra per il loro più e io mi accingo a mettere il dovuto sul registro, arriva anche il quinto ed arriva anche

- Permesso.?. - ed è gia’ dentro. E’ una bidella con un foglio di carta in mano: la circolare
- Alt!- la fermo sulla porta- può tornare tra un po’?-
- Ma mi manca solo questa classe in questo piano-
- Mi spiace ma ora non posso, ripassi -
Se ne va offesa dicendo che lei fa il suo lavoro. E’ vero, lei fa il suo lavoro ma anche io vorrei cercare di fare il mio e mi spiace moltissimo che sia rimasta male, ma … si può di nuovo fermare tutto per dettare la terza circolare mentre loro sono lì con i visi tutti arrossati per l’eccitazione in attesa del meritato più?-

Concludo la lezione e riesco a dettare i compiti per casa prima del suono della campanella, che soddifazione!!!

Ora due ore in terza con in mezzo l’intervallo.
Entro e sul registro c’è una nota di una collega nuova da cui risulta che Tizia ha tirato una sberla a Sempronia.
Leggo e li guardo.
E’ successo ieri.
Li guardo e loro mi guardano.
Ci guardiamo.
Aspettano un mio commento.
- Ma cosa è successo?
Venti persone su venticinque vogliono contemporaneamente darmi la propria versione. Alla fine una delle due coinvolte, Sempronia, sostenuta dalla compagna di banco racconta.
- Tzia mi è venuta vicino e io stavo cantando una canzoncina assieme a lei (indica la compagna di banco)-
- Non è vero- salta su Tizia con voce isterica – tu stavi cantando una canzoncina che mi prendeva in giro, piena di parolacce dirette a me-
- Ma tu non dovevi venire vicino, noi eravamo per i fatti nostri! Tu ti appiccichi sempre e noi siamo stufe, vuoi sempre sapere tutto e pensi sempre di aver ragione!-
- Ma voi cantavate una canzoncina su di me!!-
- Ma tu dovevi startene per i fatti tuoi, sei venuta vicino e volevi sapere a tutti i costi -
La diatriba continua, riesco a capire che Tizia, impicciona e nevrastenica, appena avuto odore che Sempronia stava deridendola le si è avvicinata e le ha tirato un gran ceffone.
- Vabbè, per una sberla, dai cerchiamo di sdrammatizzare, fossero lì tutti i problemi.-
Metà delle femmine insorgono dicendo che Tizia ha tirato ancora altre volte sberle, ma che loro sanno come è fatta, però dovrebbe chiedere scusa e smetterla.
- Ormai non serve più- dice Sempronia- l’ho detto a mio padre che si è molto arrabbiato e ha telefonato al padre di Tizia e si sono parlati i genitori
- Ma vi sembra il caso di fare tutto questo putiferio per una sberla…mi pare eccessivo-
- Scusi professoressa- dice Sempronia- ma io sono una bambina di tredici anni e i mie genitori mi proteggono!
Ma in che classe siamo??
Mi sono confusa, siamo in prima.. ma no, siamo in terza, la classe degli ombelichi al vento e guardo la “bambina” in modo allibito.
Alla parola bambina si mettono tutti a ridere e la ragazza non si accorge di essere ridicola e patetica, insiste a dire che lei non tollera di essere toccata e che la legge è dalla sua parte. E’ figlia di un noto consigliere comunale.
- Sapete cosa vi dico, se si incomincia a tirare in ballo i genitori e la legge, qua siamo sempre fuori legge a cominciare dalle finestre, ma io, a queste condizioni, non vengo proprio in gita con voi a Napoli!-
- Tanto io in gita non vengo - dice Sempronia,- può andare tranquillamente.-
Il tono mi infastidisce ma io sono l’adulta e quindi mi do una calmata.
Ora però ricordo che lei non è mai andata in gita: in Settimana Bianca no, perché lei va a sciare con il suo papà a Cortina, in settimana verde nemmeno perché lei in quei posti c’era già stata e a Napoli nemmeno perché è una città pericolosa, non è un posto per bambine.-
E dai con ‘ste “bambine”!!!
- Nemmeno io vado- attacca la compagna di banco – Napoli è una città non adatta !-
Perché non dici che sono terroni e che tu con loro non ti mescoli, o meglio, che i tuoi genitori con loro non vogliono tu ti mescoli. Nemmeno lei è mai andata da nessuna parte con la scuola e mi rendo conto ora che i compagni le guardano come delle cretine, ma loro non si accorgono.

Intanto la schiaffeggiatrice se ne sta ingrugnita al posto, fa mille boccacce e alla mia richiesta se abbia chiesto scusa afferma di no e di non volerlo proprio fare e poi scoppia in lacrime.
Non è la prima volta che piange, ormai tutti ci sono abituati, compresa io, ma è testarda, testardissima e non intende chiede scusa a quelle due.
Io, sotto sotto, penso abbia proprio ragione: lei è fuori dalle righe per definizione, rompe le scatole a go go, anche a me, ma quelle due sono proprio delle cretinette che pensano sia loro tutto dovuto perché sono “le figlie di”.

Che triste futuro attende queste eterne bambine destinate ad essere sempre “figlie di”.

------------------------
Copyright © La_prof. Mity 2006-2012

Licenza Creative Commons

Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Mi piace molto come scrivi, mi ricorda il mio modo di scrivere, e soprattutto mi ricorda la mia attuale dannata classe.
Piena di borghesi che non si avvicinano neanche ad una come me.. perchè io sono una Punk, sono asociale, sono sporca..
Ma loro resteranno sempre le "figlie di", esatto.
Possono anche esser figlie di Napolitano, non me ne può fregar di meno, per me resteranno sempre e solo delle ragazzine borghesi e viziate.

2:18 PM  

Posta un commento

<< Home