domenica, settembre 21, 2008

15 settembre 2008: si ricomincia

Domani sarà il secondo lunedì di scuola di quest’anno.
Ma parto dal primo.
La mattina del giorno fatidico faceva frescolino ed io non avevo fatto cambi di stagione a causa del rapido arrivo del freddo.

I miei pensieri, all’alba del 15 settembre erano più o meno quedti:
- Dio cosa mi metto.. ho la prima, devo fare buona impressione, sono piccoli, non voglio sembrare la nonna ma nemmeno la signora travestita da ragazza.. ..e con i vestiti che ho sotto mano rischio il ridicolo: sandali e felpa pesante..no, ma le scarpe sono in cantina..e allora? Sandali e felpa leggera e se fa freddo… sopporterò.

In effetti in autobus fa un freddo della malora, anche perché l’autista si è scordato di staccare il condizionatore e tutti tremano e brontolano, ma lui è chiuso nella sua gabbietta di vetro e non vuole ascoltare.

Vabbene…pazienza, domani vado a prendere le scarpe in cantina.

Arrivo a scuola mezz’ora prima e già la ressa dei primini blocca l’entrata: tutti ad accalcarsi sul portone principale, quasi andassero al cinema e dovessero prendere i primi posti, e poi dicono che i ragazzi non amano la scuola. A fatica avanzo nella marea umana, apro il portone che nell’aprirsi spinge i ragazzi indietro e mi infilo nel piccolo spiraglio che riesco a generare con la mia forza finché arriva il bidello a darmi man forte e….sono dentro.

Prendo i registri, i nomi dei ragazzi e attendo che giunga l’ora. Sono curiosa e anche un po’ emozionata: dopo trent’anni ancora mi affascina incontrare volti nuovi, piccole persone che in tre anni diventeranno dei quasi adulti, molti saranno più alti di me ed ora sono dei bimbetti piccini e impauriti. Loro non sanno che sono un po’ impaurita anch’ io, non voglio fare un primo incontro sbagliato e quindi devo mettercela tutta a ricordare i nomi, a non contraddirmi a fare i quattro piani di absburgiche scale insieme a loro senza ansimare.. e non è proprio una passeggiata.

Ecco che la bidella apre la porta ed inizia la chiamata delle classi: io dovrei avere 23 alunni, ma ne conto solo18: probabilmente gli altri non sono riusciti a superare il muro umano che li separa dall’entrata.
Salgo ugualmente, mettendoli in fila per due, facendoli camminare accanto al muro per lasciare libero il passaggio a quelli del liceo con cui conviviamo e che stanno al primo e secondo piano, mentre noi al terzo e quarto. Al terzo piano comincio a sudare e mi manca un po’ il fiato, ma devo resistere fino in aula, per fortuna che poi userò l’ascensore.
La salita continua ordinata e silenziosa, se ci vedesse la ministra… faremmo la sua felicità e la cosa mi disturba, perché con la sfascista della scuola non voglio condividere niente. La disciplina è indispensabili per la sopravvivenza di tutti.
Io ex sindacalista insegno sempre ai mie ragazzi che prima devono ubbidire, poi chieder perché a meno che l’ubbidire non vada contro il loro codice morale. La spiegazione verrà, sempre, potrà venir discussa e magari si potrà decidere che la prossima volta si farà in un altro modo, ma prima devono eseguire l’ordine e poi discuterlo.
- Ma non è giusto!- commentano quasi sempre ed io, quasi sempre spiego che se c’è una situazione a rischio non c’è tempo per le spiegazioni, se io vedo un cornicione che casca e dico
- spostatevi dal muro-
loro devono spostarsi e non chieder perché, altrimenti il cornicione ha il tempo per cascare sulle loro teste, quindi devono imparare ad ubbidire.

La scalata è finita: arriviamo, entrano in classe e riempiono i primi banchi, buon segno.
Su ogni banco c’è una cartellina verde con dentro i fogli con la pianta della scuola, i nomi dei loro insegnanti, del personale ausiliario, di segreteria del Ds, con il regolamento di Istituto e con un foglio bianco con sopra scritto “Chi sono?”.

Faccio l’appello e comincio a conoscere i loro volti: sono bambini ansiosi e intimoriti, sorridono poco e mi guardano con apprensione.
Tra loro c’è anche un ragazzino nano, sarà alto 1 metro, con le braccia e gambe corte e un viso da lazzarone che metà basta. Per lui suo padre ha costruito una speciale pedana nella quale si infila la sedia e così per salire e scendere non ha problemi.
E’ simpatico, pare non avere molti complessi e nella presentazione di se scrive “ non sono alto” e mi piace la pallacanestro.
C’è anche una ragazzina che ci è stata inizialmente presentata come dislessica ma poi è venuto fuori che ha un ritardo nell’apprendimento; è bella e dolce, quando scrive la sua presentazione comincia a parlare di se e poi finisce a parlare di tutto altro, come se dopo dieci minuti perdesse il filo del discorso ed entrasse in un altro tema e dopo la cosa si ripete e di nuovo cambia tema così per due pagine… ci sarà da fare, ma ho già lavorato con persone con deficit.
Un altro ha scritto : “Sono biondo, sono bravo, sono bello!” e nel test d’ingresso ha totalizzato 18 punti su 100.
Per ricordare i loro visi li fotograferò. Appena l’ho detto i volti si sino aperti in un sorriso, parevano felici, metterò anche le loro foto in internet, in una cartella protetta. La cosa è piaciuta loro ancora di più.
Ho chiesto l’autorizzazione alle famiglie e tutti entusiasti, meno una famiglia che non ha dato l’assenso. Ho chiesto privatamente alla ragazza come mai:
- mio papà ha paura che mi rubino l’immagine e che ne facciano chissà cosa-
Ho chiesto allora che mestiere facesse suo padre per avere tante paure, lei mi ha risposto che suo pader non lavora, nemmeno la madre lavora, solo la nonna…e allora che fare? La solita famiglia con istruzione bassa, con situazione precaria che ha paura di tutto. Le ho spiegato che la pagina era protetto e che comunque la sua foto non era la sua anima.
- Mia mamma era d’accordo ma mio papà no !-
Ho lasciato perdere.

L’indomani appena mi ha vista mi è corsa incontro raggiante dicendomi che suo papà aveva cambiato idea, che lo aveva fatto senza che lei dicesse niente e che ora si poteva fare la foto di tutti.
L’ho abbracciata.

Domani farò le foto!


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1 Comments:

Blogger Unknown said...

grazie!!!

8:48 PM  

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