mercoledì, giugno 03, 2009

OT... riflessioni sulla comunicazione

Ho spostato un bel po' di materiale sul server che sta in cantina e spolverando e riordinando tra file e cartelle mi è capitato sotto il naso un testo che avevo scritto per un corso tenuto nel ‘98..lontano nel tempo... se penso ad oggi, alle mie classi ai problemi che ho mi pare ancora tanto attuale...e poi mi seccava imbucarlo in cantina così lo pubblico qui per i miei tre affezionati lettori :)

gennaio 1998
UN TESTO SUGLI IPERTESTI
riflessioni

Già il fatto di trovarmi a scrivere in maniera testuale, unidimensionale e unidirezionale su un oggetto che tale non è, mi mette a disagio: mi trovo a scorrere tutti i banchi della mia memoria biologica per decidere quale concetto vada messo prima, quale dopo, quale argomento sia meglio enfatizzare, quale solo accennare, per non disturbare il lettore con deviazioni che potrebbero risultare ridondanti ( la lettura dei vari capoversi sarà comunque obbligata o almeno la presa visione dei contenuti, per poi magari saltare più avanti...... ma quanto avanti per riprendere il filo interessante ? ), il tutto nel vano tentativo di non costringe chi legge tra le maglie della rigidità di in una esplicitazione testuale prima - poi che devo necessariamente imporre al lettore a causa dello strumento comunicativo che uso.
La fatica di infilare tutti i concetti che affollano la mia mente in un percorso lineare è molta.
Spesso, a scuola, si sente dire: "Se non ti sai spiegare vuol dire che non hai capito".
Per molti anni, succube della cultura “gentiliana”, ho tormentato i miei alunni con questa frase: anche se loro sapevano fare il problema ed il risultato era esatto, quando il procedimento era confuso il voto veniva notevolmente calato.
Soprattutto operando nell'ambito dell'Educazione per gli adulti mi sono trovata ad insegnare a muratori, idraulici, cassiere, che trovavano immediatamente il risultato di problemi matematici pratici (volumi di stanze, aliquote I.R.P.E.F., portata di rubinetti..), ma che erano totalmente incapaci di formalizzare il procedimento, sia in termini matematici che, tantomeno, testuali.

Poi, un giorno, ho cominciato ad interessarmi ad Internet, ho curiosato tra le pagine web che notoriamente sono strutturate ad ipertesto, spesso con media accessori, ho scoperto strutture comunicative diverse da quelle unicamente testuali unidirezionali-unidimensionali : gli ipertesti. Ho rivisitato le mie mai studiate, ma assunte sui banchi di scuola, prima come allieva e poi come docente, teorie sulla conoscenza e sulla comunicazione della conoscenza e mi si è aperto un nuovo mondo.
Senza farla lunga sulle teorie cognitiviste che hanno imperato nella nostra scuola a discapito delle teorie comportamentistiche, quelle del fare e dell'apprendere attraverso il fare, mi sono ricordata di un antica frase cinese :

Se ascolto dimentico
se vedo ricordo
se faccio capisco

Capisco e so eseguire, ma non è detto che sappia tradurre in maniera esplicita unidirezionale e unidimensionale l'insieme complesso multidimensionale di procedimenti mentali che mi consentono di fare ciò che ho appreso.

Il limite della forma testuale scritta, diventata di massa, o quasi, da Guttemberg in poi è la sua organizzazione rigidamente lineare, poichè si basa e modella sulla comunicazione verbale, il linguaggio, che necessariamente ha un andamento prima-poi e non consente, una volta strutturata, un rifacimento: si possono aggiungere degli aggiornamenti, ma sono parte altra del testo.



Proprio per superare questa rigidità già nel 1945 un ingenere americano Busch, immaginò "Memex", un sistema capace di correlare argomenti distinti in maniera "stellare" su più piani, proprio come funziona il nostro cervello. Le tecnologie di allora non consentivano la realizzazione, ma vi fu chi, nel 63 organizzò un libro per capitoli come unità a se stanti, numerati e fruibili a seconda del percorso che si voleva intraprendere.
Ovviamente questo implicava una sequenza lineare, ma il prima-poi non era predefinito.

Torniamo ad alcuni concetti base della comunicazione:


Un libro di scienze è una comunicazione esplicita di un argomento: mi viene richiesto di leggere una serie di informazioni secondo una sequenza imposta (la struttura della comunicazione) e poi di organizzare le conoscenze nel mio cervello (la struttura della conoscenza).
Questo percorso ha richiesto pazienza nell'acquisire i dati seguendo un tracciato temporale unidirezionale e unidimensionale. Solo alla fine dell'acquisizione di tutti i dati relativi ad un concetto potrò organizzarli nel mio cervello. Se volessi tornare indietro in maniera "lineare" perché non ho capito, sarebbe impossibile: un testo non può essere letto alla rovescia. Al massimo potrei trovare il bandolo da cui ricominciare a rileggere per capire il tipo di informazione che mi voleva venir trasmessa e che non riuscivo a sistemare, a capire in base alle mie conoscenze.

Il ragazzo che si distrae in classe perde un pezzo della spiegazione e poi non capisce più niente, non può tornare indietro nel tempo per riprendere da dove si è creato il buco.
La struttura della conoscenza deve venir tradotta in struttura della comunicazione.
Essa arriva all'uditore o al lettore che poi deve ritradurla nella sua struttura di conoscenza: solo se vi sarà identità tre le due strutture l'informazione passerà, altrimenti non passerà e il ragazzo imparerà a memoria non essendo in grado di tradurre la struttura della comunicazione nella sua struttura della conoscenza, se poi si sarà anche distratto è perduto.

Più si deve tradurre conoscenza in comunicazione esplicita, più alti sono i rischi di una deformazione della trasmissione.

Un ipertesto è un oggetto non lineare che non impone il prima-poi, non è ancora l'optimum per evitare l'ambiguità della comunicazione esplicita ma è un buon inizio.

Perché tanta importanza sul tipo di comunicazione?

E' importante che chi legge capisca il messaggio e per capirlo deve apprenderlo, cioè sistemarlo all'interno del suo universo di idee che nel formarsi e realizzarsi non seguono un percorso prima-poi, ma crescono contemporaneamenre con ritmi diversi.
Il nostro cervello è organizzato in modo da apprendere in maniera multidimensionale e organizza così anche le proprie conoscenze.
Se pensiamo ad un grafico, alla pianta di una casa, ad un paesaggio che vediamo fotografato o filmato ci rendiamo conto di quanto più immediata sia la trasmissione di quei dati, così strutturati al nostro cervello.
Mio figlio pattina ed esegue dei salti acrobatici molto complessi che richiedono un enorme sforzo di elaborazione mentale spazio-temporale, ma se gli chiedo come fa, mi risponde che non sa spiegarmelo.
Un mio amico fa il liutaio e da lui vanno a bottega alcuni ragazzi: imparano guardando il tipo di legno, la sinuosità delle curve, l’inclinazione dei piani di lavoro, imparare a fare il liutaio tramite un manuale credo sia impossibile.
Forse sarà possibile con un ipermedia, altro da un ipertesto.....


.....continua sulle fotocopie dei lucidi..che non trovo :(



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2 Comments:

Blogger Unknown said...

1998......prima reazione-negativa-:ma siamo andati avanti con la testa?
Per fortuna di seguito c'è la "prima A"...sìì, siamo andati avanti :-)

4:56 PM  
Blogger kaly said...

letto

5:58 PM  

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