Lettera ad una professoressa
cercando di mettermi al loro posto
Cara professoressa,
da tre anni stai cercando di insegnarmi matematica, ma io capisco poco, mi pare che tutto quanto dici sia una tua invenzione o di tuoi amici che, come te, hanno insegnato matematica.
Molte volte mi rimproveri perché non sto attento e sogno, seguo i mie pensieri e mi richiami dicendomi “torna con noi”.
Tu sei una brava professoressa, sento che non ce l’hai con me, che a modo tuo ti interessi a me e che mi vuoi, a modo tuo, bene.
Ma tu cosa sai di me?
Potresti rispondermi che nemmeno io so di te, ed è vero, ma la tua osservazione non avrebbe senso, sei tu che fai la docente, non io.
Tu, come tutti i tuoi colleghi, parli in un modo lungo, che non finisce mai e intanto che aspetto la conclusione mi sono di nuovo perso, non mi fai fare quasi mai niente se non espressioni e problemi, ma non mi fai capire perché si fa così, mi dici che si fa così e mi sciorini una lunga dimostrazione che non riesco a seguire.
E’ questo parlare lungo che mi azzera.
Io vivo in un altro modo, noi viviamo in un altro modo, è giusto? è sbagliato?…ma chisseneferega, sta di fatto che è così e indietro non si torna.
Noi siamo per voi i ragazzi frettolosi, quelli che accorciano le parole, quelli che devastano la lingua italiana, quelli che cazzeggiano sulla rete, quelli che sarebbero eternamente soli, a rischi di disagio, devianti, marziani.
E se foste voi i marziani?
La mia gente si sta evolvendo, si è trovata a vivere in un mondo creato dalla tua gente e in questo mondo nuovo, quasi vergine è scattato il meccanismo dell’adattamento e dell’evoluzione.
Noi siamo quelli che sono sempre tra loro in contatto, siamo quelli che avanzano nella foresta dei nuovi media e tra i nodi della rete comunicando agli interessati le scoperte.
Forse tu, prof. penserai che le nostre scoperte sono cretine, perché abbiamo scoperto che in una città vicina c’è un D.J fighissimo e ci organizziamo per andare in quella discoteca e perché ci mandiamo cuoricini e faccine ridenti senza un ben preciso motivo, perché ci facciamo gli squillini, perché non decidiamo mai cosa fare tre giorni prima, ma in corsa mentre uno è sull’autobus, l’altro a casa e il terzo dai nonni.
Forse le cose che facciamo sono stupidaggini, ma forse stupidaggini simili le facevi anche tu, prof, alla nostra età, ma in altro modo. Quello che tu non possedevi era la possibilità di avere tutto virtualmente sotto mano, mappe, cinema, poesie , amici.
Non sottovalutarci e non pensare che saremo degli incapaci deprivati affettivamente, con relazioni frammentarie e virtuali e, sebbene tu pensi che noi si faccia solo cretinate, tu sottovaluti il mezzo con cui le facciamo.
Noi possediamo la capacità di accedere ad un insieme quasi infinito di relazioni e conoscenze: quando saremo adulti questa capacità farà parte di noi, sarà la nostra evoluzione con la quale ci muoveremo nella vita di tutti i giorni ma anche sui grandi temi.
Non sottovalutare prof. la conoscenza degli strumenti, non dire sempre che noi.. che voi… che allora e che ora.
Sforzati prof. di capirci, di capire quello che inconsciamente stiamo facendo, cerca di valutare positivamente questa evoluzione della specie, soprattutto riconoscila, impara anche tu la nostra lingua ed accompagnaci.
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Copyright © La_prof. Mity 2006-2012

Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
Cara professoressa,
da tre anni stai cercando di insegnarmi matematica, ma io capisco poco, mi pare che tutto quanto dici sia una tua invenzione o di tuoi amici che, come te, hanno insegnato matematica.
Molte volte mi rimproveri perché non sto attento e sogno, seguo i mie pensieri e mi richiami dicendomi “torna con noi”.
Tu sei una brava professoressa, sento che non ce l’hai con me, che a modo tuo ti interessi a me e che mi vuoi, a modo tuo, bene.
Ma tu cosa sai di me?
Potresti rispondermi che nemmeno io so di te, ed è vero, ma la tua osservazione non avrebbe senso, sei tu che fai la docente, non io.
Tu, come tutti i tuoi colleghi, parli in un modo lungo, che non finisce mai e intanto che aspetto la conclusione mi sono di nuovo perso, non mi fai fare quasi mai niente se non espressioni e problemi, ma non mi fai capire perché si fa così, mi dici che si fa così e mi sciorini una lunga dimostrazione che non riesco a seguire.
E’ questo parlare lungo che mi azzera.
Io vivo in un altro modo, noi viviamo in un altro modo, è giusto? è sbagliato?…ma chisseneferega, sta di fatto che è così e indietro non si torna.
Noi siamo per voi i ragazzi frettolosi, quelli che accorciano le parole, quelli che devastano la lingua italiana, quelli che cazzeggiano sulla rete, quelli che sarebbero eternamente soli, a rischi di disagio, devianti, marziani.
E se foste voi i marziani?
La mia gente si sta evolvendo, si è trovata a vivere in un mondo creato dalla tua gente e in questo mondo nuovo, quasi vergine è scattato il meccanismo dell’adattamento e dell’evoluzione.
Noi siamo quelli che sono sempre tra loro in contatto, siamo quelli che avanzano nella foresta dei nuovi media e tra i nodi della rete comunicando agli interessati le scoperte.
Forse tu, prof. penserai che le nostre scoperte sono cretine, perché abbiamo scoperto che in una città vicina c’è un D.J fighissimo e ci organizziamo per andare in quella discoteca e perché ci mandiamo cuoricini e faccine ridenti senza un ben preciso motivo, perché ci facciamo gli squillini, perché non decidiamo mai cosa fare tre giorni prima, ma in corsa mentre uno è sull’autobus, l’altro a casa e il terzo dai nonni.
Forse le cose che facciamo sono stupidaggini, ma forse stupidaggini simili le facevi anche tu, prof, alla nostra età, ma in altro modo. Quello che tu non possedevi era la possibilità di avere tutto virtualmente sotto mano, mappe, cinema, poesie , amici.
Non sottovalutarci e non pensare che saremo degli incapaci deprivati affettivamente, con relazioni frammentarie e virtuali e, sebbene tu pensi che noi si faccia solo cretinate, tu sottovaluti il mezzo con cui le facciamo.
Noi possediamo la capacità di accedere ad un insieme quasi infinito di relazioni e conoscenze: quando saremo adulti questa capacità farà parte di noi, sarà la nostra evoluzione con la quale ci muoveremo nella vita di tutti i giorni ma anche sui grandi temi.
Non sottovalutare prof. la conoscenza degli strumenti, non dire sempre che noi.. che voi… che allora e che ora.
Sforzati prof. di capirci, di capire quello che inconsciamente stiamo facendo, cerca di valutare positivamente questa evoluzione della specie, soprattutto riconoscila, impara anche tu la nostra lingua ed accompagnaci.
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1 Comments:
e' ovvio,chiarissimo,logico,lampante,sicuro che la prof della lettera non eri,non sei, non potrai mai essere tu!!!
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