domenica, marzo 14, 2010

IRPEF e democrazia

Ho appena sentito Bersani parlare appassionatamente di futuro, parlare di futuro in una piazza strapiena colorata dalle molte bandiere e da un nuovo colore, il viola. Il viola di quel popolo viola nato sulla rete, che ha scelto questo colore perché non appartiene ad alcun partito, perché è la diversa lettura della terza persona del presente del verbo violare, a contrasto della violazione di tutte le regole da parte di questo governo.
Il futuro! Quello che continuo a promettere ai mie alunni e quello per cui combatto la mia guerra quotidiana contro l’uomo qualunque.

Insegno matematica e gli spazi sono pochi, ma dalla mia ho due facilitatori: loro hanno fiducia in me, io ho fiducia in loro.
Ma quale potrebbe essere un futuro senza regole e quale futuro potrebbero avere in un mondo senza regole? Con me le devono rispettare e, anche se alle volte non le condivido, spiego loro perché e poi le applico. Alle volte, tra i mie colleghi, ci sono quelli che mi dicono che sono troppo rigida e zelante, ma è una affermazione assurda: non si possono fare le regole e poi non applicarle. Io discuto all’infinito affinché i Collegi Docenti non varino regolamenti inapplicabili, ma se poi diventano norma della scuola non si possono applicare all’incirca, per questa volta passi, senza metterci sotto un ragionamento. L’Italia che ci troviamo è anche frutto di questo atteggiamento da deregulation che pervade la vita comune, dai divieti di sosta mai sanzionati e diventati parcheggi perché lo fanno tutti a quelli che pagano le colf in nero perché è ovvio no? a quelli che evadono le tasse perché si sentono più furbi.

Tra i parametri che dovremmo utilizzare per valutare i nostri alunni ci sono: Sa adeguarsi alle regole, è solidale con i compagni…ma chi glielo insegna…?

Lavorando sulle percentuali è rispuntata la teoria del “ non è giusto che chi guadagna di più paghi più tasse” “ se uno è bravo deve essere premiato”
E’ vero! In una nazione in cui il merito non conta e la vincono i furbetti bisogna parlare con loro anche di questo. Bisogna parlare anche del patto sociale solidale stretto tra generazioni tanti anni fa dal quale loro rischiano di rimaner esclusi, quel patto sociale per cui i giovani versano i contributi che serviranno a pagare le pensioni dei vecchi. Loro avevano capito che i soldi dei contributi previdenziali andavano in banca e lì attendevano il loro domani!
Hanno 12 anni, sono piccoli, ma saranno il nostro futuro e simili domande non possono restare senza risposta.

Hanno appena seguito una lezione sui doveri del cittadino tra i quali rientra pagare le tasse e da qui siamo partiti.
Sanno che mi infiammo di fronte alle ingiustizie e mi accettano.
Abbiamo discusso sul fatto che chi evade o lavora in nero non è più furbo è solo un ladro che si fa curare in strutture pubbliche pagate con i soldi di chi non evade, studia in scuole pubbliche e in pubbliche università pagate con i soldi dei contribuenti. Fanno una gran confusione tra stato e governo e anche questo bisogna spiegarlo, se no non si va avanti.
E’ un discorso difficile da affrontare alla loro età, ma alla loro età, se non indottrinati, hanno un potente senso di giustizia e di solidarietà.
Alla fine hanno convenuto con me che quanto sostenevo fosse non solo vero, ma giusto, però ancora non capivano perché uno che guadagna di più deve pagare il 40% e uno che guadagna di meno solo il 20% ( ovviamente queste sono delle aliquote semplificate)
Ho iniziato a spiegare che ci sono delle aliquote fiscali crescenti…ma ancora non capivano e allora ho cominciato il discorso dei mucchietti:
Ho dovuto passare dalla teoria alla pratica, se non faccio non capisco!
Ho disegnato sulla lavagna dei contenitori scrivendo sopra ad ognuno il massimo ed il minimo di quella fascia, cioè il mucchietto di soldi che andava messo lì dentro e poi avanti per le altre aliquote fino alla maggiore. Ho scritto sotto la percentuale di tassazione, e, dopo aver inventato un reddito annuo al quale ho spiegato andavano tolte le detrazioni previdenziali ed assistenziali, ho invitato un ragazzo a sistemare virtualmente i soldi in ogni mucchietto e a scrivere, mucchietto per mucchietto, la quantità di denaro che ci finiva dentro.
Ho fatto fare la stessa operazione per un reddito alto ed uno medio basso.
Poi hanno iniziato a calcolare i soldi che andavano tolti, seguendo le aliquote fiscali, mucchietto per mucchietto!

-ma prof! pagano uguale!!!….solo per i soldi in più pagano diverso, insomma il ricco mette di più ma è logico..però prima paga uguale, io avevo capito che pagasse di più su tutto!

Ecco quando la matematica aiuta la democrazia.
La prossima verifica consisterà in problemi di geometria con le similitudini ed il calcolo dell’IRPEF di uno stipendio reale.


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