venerdì, ottobre 20, 2006

Venerdì 20: i postumi dei Collegi e Consigli

Sono a casa in malattia, un raffreddore da urlo con relativa febbriciattola mi ha colpito due sere fa.
Non so se sia il virus che mi ha colpito od il mio organismo che, vedendolo passare di là, lo abbracciato stetto steretto per fuggire dalla scuola.
Dopo due giorni di patimenti con lezione fino alle 13 e 37 e pomeriggi di Collegio Docenti e Consiglio di Classe, le mie amiche cellule devono aver pensato che stavo diventando matta e per fermarmi hanno fatto coalizione col primo virus che passava di lì.

Chi non ha partecipato mai ad un Collegio Docenti non può immaginare che sofferenza possa esser per una persona mediamente ragionevole, dotata di un buon senso democratico e intollerante verso le ingiustizie ed i menefreghismi.
A seconda delle scuole i Collegi Docenti, teoricamente luoghi deputati alla gestione collegiale della scuola, vedono la partecipazione di svariate unità di docenti, dalla cinquantina a piu’ di 200.
E lì trovi di tutto,
  • quello che corregge compiti per non perder tempo, tanto lui sente lo stesso, dopo che tu in classe predichi da una vita che non si devono fare altre cose mentre spieghi, perché non è possibile prestare attenzione ad entrambi gli argomenti
  • quello che chi se ne frega, tanto poi non si decide niente, e gioca con il cellulare mandando sms o facendosi una partitina, dopo che tu i cellulari li requisisci in classe
  • quello che arriva regolarmente tardi e va via prima, ma trova ugualmente il tempo per intervenire parlando di tutto altro di quanto si sta cercando di discutere, dopo che tu passi ore in classe ad insistere che occorre arrivare puntali, che è necessario ascoltare gli altri prima di parlare e non dire quello che ci frulla in testa ...in nome del, forse obsoleto, reciproco rispetto
  • quello che ascolta solo la parte che riguarda lui personalmente e per il resto del tempo chiacchiera con il vicino, fermandosi ogni tanto con – aspetta questo mi interessa- , dopo che tu passi minuti e minuti a spiegare che non bisogna distrarsi in casse, perché magari una cosa la si sa già, ma nel mezzo viene detta un’altra cosa che non sai ed allora perdi il filo, non capisci più niente, e quando intervieni fai la parte del cretino.. Bingo!! Ma i cari colleghi se ne fregano altamente di fare la parte dei cretini
  • ed infine il 20 per cento dei presenti: i trattori della scuola, quelli che la fanno camminare, quelli che hanno molte volte idee di sinistra ma altrettante di destra, eppure una cosa li accomuna, la voglia d far funzionare una istituzione in cui credono e finché non funziona mettono da parte le loro idee politiche che si riservano di tirarle fuori poi, quando tutto funzionerà..... E’ che questi si riservano da trent’anni….

Insomma…un delirio.

Mi pare sempre o di esser o troppo figa o una scema.. alternativamente.
L’unica cosa che non mi pare è che mi incazzo come un treno per i soprusi degli efficientisti che, per fare andare avanti la locomotiva scuola, calpestano i diritti di tutti e non hanno dubbi sulla bontà delle loro scelte efficentiste. …. soprattutto perché i “vecchi” docenti, quelli che potrebbero rompere le scatole, sanno come cavarsela sempre e, caso mai, se chiedono una modifica d’orario, a loro la si da, ma i nuovi…
E beh…. si sa che il precariato lo abbiamo fatto tutti ed è una strada tutta in salita!!

E lì io prendo fuoco, impazzisco:
Ma come, non ti ricordi di quanto abbiamo patito per nove, dieci anni, quando per lo Stato non esistavamo quando, se ti ammalavi più di sei giorni in un anno, ti licenziavano?? Ma come non ti ricordi…non puoi dimenticare, non è possibile… o Sì .. Nooo!!! Non può essere!!
Crescendo ti sei dimenticata tutto…???
Ma allora hai anche dimenticato la prof, stronza che ti ficcava le note perché ti truccavi usando la scusa che non avevi studiato.. ti sei dimenticata i pianti al grido di “ non è giusto” , ti sei dimenticata le notti passate ad occhi spalancati perché ti avevano messo una nota e tu non c’entravi, ma tuo papà ti aveva punito togliendoti l’uscita del sabato, ti sei dimenticata tutto???
Ma come puoi essere un’insegnante allora??

E le mie celluline, vedendo lo stato di degrado mentale in cui ero precipitata, si sono abbracciate un virus, per mettermi un po’ in letargo, per farmi un reset mentale sperando che poi il mio software impari che certi sistemi operativi sono inaffidabili e che con quelli, anche se fai alt+ctrl+canc prima o poi crashano di nuovo e si perdono regolarmente tutti i dati


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venerdì, ottobre 13, 2006

Venerdì 13 ottobre: circolari e sberle

Oggi era tutto un mormorare… -il 13, chissà che picconi ci arrivano-
- Ma no- dico io – il 13 porta fortuna! -
- Ma è VENERDI?.. prof. sempre ottimista!! Sicuro ci ficcano una provetta a sorpresa..ma tanto a lei non la danno mica...-
- Eh già! Anche loro hanno ragione-

Fa ancora caldo, è un anno incredibile; questa mattina alle 7 c’erano 17 gradi.
Dopo le prime ore, camminando lungo i larghi corridoi della scuola, si viene investiti da folate di vento caldo ogni volta si passa davanti alla porta aperta di una classe, come se dentro fosse acceso un gigantesco asciugacapelli che sputa caldo verso l’esterno. C'è ancora un caldo umido appiccicoso e, sebbene tutto sia spalancato, si sta male.
Anche i ragazzi stanno male ma alcuni hanno maglioni col collo alto di lanetta e grondano sudore. Alla mattina a casa loro c’erano 12, gradi, perché abitano in altipiano e non hanno ancora capito che in questa scuola l’unico abbigliamento possibile è quello a cipolla: sotto una T-shirt e sopra il resto.
D’inverno ci sarà lo stesso problema perché i termosifoni sono dei potenti radiatori in ghisa dei tempi absburgici e scaldano moltissimo, ma siccome l’impianto è fatto in modo strano, aaffinché ci sia caldo al piano terra ai piani alti ci si deve cucinare: l’acqua prima sale e poi scende nei radiatori della segreteria, che si trova al piano terra, mentre le aule sono al quarto piano.

Inizio la mia lezione.
Le prime ore si sta abbastanza bene, i ragazzi non dormono ed approfitto. Sono in una prima, ho due ore di 54 minuti di tempo e posso lavorare in pace e con calma.
Inizio a spiegare, attiro l’attenzione dei ragazzi e li faccio avanzare nel mondo dei numeri a gareggiare tra loro per chi riesce a trovare la soluzione di una specie di teorema. Sono tutti lì, mi guardano attenti, quasi non respirano, io tiro la corda e dentro di me sono soddisfatta perché so che mi seguono, che viaggiamo insieme e che la domanda che farò alla fine della spiegazione, tra pochi secondi, vedrà molte mani alzate, e molte facce ansiose di ragazzini pronti a far valere la propria risposta…… sto per porre la domanda ma

- Permesso.?. - ed è già dentro. E’ la bidella con un foglio di carta in mano: la circolare da dettare sul libretto; lunedì si esce un ora prima, scrivere far firmare
L’atmosfera se ne è andata :
- Prendete il libretto personale e scrivete..-
- Dove? –
- Sul libretto, dove ci sono le pagine bianche-
- Prof. io non ho pagine bianche..-
- Hai ragione, le pagine con le righe sulle quali scriverai la comunicazione-
Uno si alza e si avvicina alla cattedra
- Dove vai tu?-
Lui indietreggia un po’, poi riavanza, non sa che fare e mi guarda sperduto.
- Vieni qua, che c’è?-
- Non ho il libretto- mi sussurra
- L’hai dimenticato? Birbone- e gli sorrido.. siamo in prima, impareranno.
- No, non ce l’ho ancora, mia mamma lavora e non riesce a venire a prenderlo-
- Ma ci sarà qualche altro di famiglia, basta che faccia una delega, se vuoi ti spiego o ti scrivo sul diario-
Intanto la bidella è sempre in piedi, alle mie spalle che attende più o meno pazientemente la riconsegna della circolare.
- No, siamo solo io e lei e non riesce a venire -
- Vabbè scrivi sul diario, vedremo di risolvere, intanto vai a posto.-
Telefonerò alla madre, penso e intanto detto la circolare, firmo il foglio della circolare che riconsegno alla bidella.
Cerco di riprendere la spiegazione da dove l’ho interrotta ma l’atmosfera se ne è andata, allora concludo velocemente e passo agli esercizi-
- Prima di cominciare i nuovi, correggiamo quelli di casa, mettete il quaderno sul banco e chi ha avuto delle difficoltà mi dica, che vediamo di capire dove si è bloccato, mentre correggo gli esercizi sbagliati gli altri inizino il numero 32 di pagina 245.
- Che pagina?-
- 245-
- Ma non trovo il numero a pagina 355-
- DUECENTOQURANTACINQUE- mezza classe in coro consiglia il numero, ma in quella ovazione il numero si perde resta solo il rumore ed il poverino richiede
- Che numero?-
- DUECENTOQURANTACINQUE !!!-
- -Zitti!.. Ripeto io il numero della pagina, se no non si capisce niente-
Suona la campanella della fine ora. 54 minuti sono già trascorsi, me ne restano altri 54 per finire di correggere le espressioni e fare i problemi, sempre con le espressioni.
Uno alza la mano dal posto e mi dice che non ha il quaderno
- A casa mia c’è tutta una confusione, nessuno ha tempo per me, appena sono insieme mia madre e mio padre parlano della casa nuova, dove va il bagno, dove va la cucina e io in quella confusione perdo tutto. –
Lo chiamo fuori ed andiamo nel solito corridoio che ormai è diventato un confessionale, vorrei capire se mi sta fregando.
- Non voglio metterti una nota ma è la seconda volta che sei senza quaderno, mi spieghi cosa succede?-
- Mia mamma lavora sempre, fa il magistrato, mio papà e medico ed è sempre in studio. La sera quando arrivano a casa non hanno tempo per me e mia mamma deve guardare mia sorella, perché fa la quarta ma non studia niente e fa male a scuola e poi si mettono a discutere della casa nuova e siccome io ho sempre fatto bene non mi guardano, ma adesso ci sono carte dappertutto e io non trovo le cose. –
Di quello che mi dice un poco è sicuramente vero un poco è ingrandito, ma lui vive così questa situazione e non ci sta bene. Predicozzo di circostanza e niente nota ma…
- Attento a te....la prossima volta mi arrabbio.-
Rientriamo dopo un attimo, correggo per una decina di minuti e poi lancio la gara
- Ai primi cinque che finiscono un più sul registro, poi i primi tre che aiutano con successo chi non ha capito ancora un più. Via, si parte!!-

- Permesso.?. - ed è già dentro. E’ la bidella, un’altra, con un foglio di carta in mano: la circolare da dettare sul libretto con le festività votate dal Consiglio di Istituto
Sbuffo e la bidella ci resta male
- Mica è colpa mia, mi dicono di portare le circolari e io le porto!.-
Lascio cadere il discorso, faccio prendere di nuovo il libretto che nel frattanto è tornato al suo posto, in fondo allo zaino, e detto la cicalare, riconsegno il foglio firmato e reinizio la gara.
I primi quattro finiscono in un attimo, si affollano attorno alla cattedra per il loro più e io mi accingo a mettere il dovuto sul registro, arriva anche il quinto ed arriva anche

- Permesso.?. - ed è gia’ dentro. E’ una bidella con un foglio di carta in mano: la circolare
- Alt!- la fermo sulla porta- può tornare tra un po’?-
- Ma mi manca solo questa classe in questo piano-
- Mi spiace ma ora non posso, ripassi -
Se ne va offesa dicendo che lei fa il suo lavoro. E’ vero, lei fa il suo lavoro ma anche io vorrei cercare di fare il mio e mi spiace moltissimo che sia rimasta male, ma … si può di nuovo fermare tutto per dettare la terza circolare mentre loro sono lì con i visi tutti arrossati per l’eccitazione in attesa del meritato più?-

Concludo la lezione e riesco a dettare i compiti per casa prima del suono della campanella, che soddifazione!!!

Ora due ore in terza con in mezzo l’intervallo.
Entro e sul registro c’è una nota di una collega nuova da cui risulta che Tizia ha tirato una sberla a Sempronia.
Leggo e li guardo.
E’ successo ieri.
Li guardo e loro mi guardano.
Ci guardiamo.
Aspettano un mio commento.
- Ma cosa è successo?
Venti persone su venticinque vogliono contemporaneamente darmi la propria versione. Alla fine una delle due coinvolte, Sempronia, sostenuta dalla compagna di banco racconta.
- Tzia mi è venuta vicino e io stavo cantando una canzoncina assieme a lei (indica la compagna di banco)-
- Non è vero- salta su Tizia con voce isterica – tu stavi cantando una canzoncina che mi prendeva in giro, piena di parolacce dirette a me-
- Ma tu non dovevi venire vicino, noi eravamo per i fatti nostri! Tu ti appiccichi sempre e noi siamo stufe, vuoi sempre sapere tutto e pensi sempre di aver ragione!-
- Ma voi cantavate una canzoncina su di me!!-
- Ma tu dovevi startene per i fatti tuoi, sei venuta vicino e volevi sapere a tutti i costi -
La diatriba continua, riesco a capire che Tizia, impicciona e nevrastenica, appena avuto odore che Sempronia stava deridendola le si è avvicinata e le ha tirato un gran ceffone.
- Vabbè, per una sberla, dai cerchiamo di sdrammatizzare, fossero lì tutti i problemi.-
Metà delle femmine insorgono dicendo che Tizia ha tirato ancora altre volte sberle, ma che loro sanno come è fatta, però dovrebbe chiedere scusa e smetterla.
- Ormai non serve più- dice Sempronia- l’ho detto a mio padre che si è molto arrabbiato e ha telefonato al padre di Tizia e si sono parlati i genitori
- Ma vi sembra il caso di fare tutto questo putiferio per una sberla…mi pare eccessivo-
- Scusi professoressa- dice Sempronia- ma io sono una bambina di tredici anni e i mie genitori mi proteggono!
Ma in che classe siamo??
Mi sono confusa, siamo in prima.. ma no, siamo in terza, la classe degli ombelichi al vento e guardo la “bambina” in modo allibito.
Alla parola bambina si mettono tutti a ridere e la ragazza non si accorge di essere ridicola e patetica, insiste a dire che lei non tollera di essere toccata e che la legge è dalla sua parte. E’ figlia di un noto consigliere comunale.
- Sapete cosa vi dico, se si incomincia a tirare in ballo i genitori e la legge, qua siamo sempre fuori legge a cominciare dalle finestre, ma io, a queste condizioni, non vengo proprio in gita con voi a Napoli!-
- Tanto io in gita non vengo - dice Sempronia,- può andare tranquillamente.-
Il tono mi infastidisce ma io sono l’adulta e quindi mi do una calmata.
Ora però ricordo che lei non è mai andata in gita: in Settimana Bianca no, perché lei va a sciare con il suo papà a Cortina, in settimana verde nemmeno perché lei in quei posti c’era già stata e a Napoli nemmeno perché è una città pericolosa, non è un posto per bambine.-
E dai con ‘ste “bambine”!!!
- Nemmeno io vado- attacca la compagna di banco – Napoli è una città non adatta !-
Perché non dici che sono terroni e che tu con loro non ti mescoli, o meglio, che i tuoi genitori con loro non vogliono tu ti mescoli. Nemmeno lei è mai andata da nessuna parte con la scuola e mi rendo conto ora che i compagni le guardano come delle cretine, ma loro non si accorgono.

Intanto la schiaffeggiatrice se ne sta ingrugnita al posto, fa mille boccacce e alla mia richiesta se abbia chiesto scusa afferma di no e di non volerlo proprio fare e poi scoppia in lacrime.
Non è la prima volta che piange, ormai tutti ci sono abituati, compresa io, ma è testarda, testardissima e non intende chiede scusa a quelle due.
Io, sotto sotto, penso abbia proprio ragione: lei è fuori dalle righe per definizione, rompe le scatole a go go, anche a me, ma quelle due sono proprio delle cretinette che pensano sia loro tutto dovuto perché sono “le figlie di”.

Che triste futuro attende queste eterne bambine destinate ad essere sempre “figlie di”.

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giovedì, ottobre 05, 2006

5 ottobre :la farfalla Holsen

Finalmente il vento è cambiato, oggi fa più fresco ed è ricomparso il nostro amato vento dell’est.

Oggi in terza si interroga.
Argomento: numeri relativi ed espressioni con i numeri relativi.
Il primo che chiamo, dal posto, è quello che in prima aveva infilato lo stipite della porta perché aveva sbagliato la mira… è cresciuto, dal bimbetto pacioso lento e distratto si è trasformato in un piacevole ragazzo, sempre pacioso, sempre lento e sempre distratto.
- -3 e +3 sono due numeri con segno diverso come si chiamano? -(la risposta sarebbe discordi)
Silenzio
-Ti aiuto un po’… se hanno lo stesso segno si chiamano concordi, come si chiameranno questi che sono l’incontrario?-
Silenzio
- Coraggio, spremiti un po’ le meningi!-
- Misti??-
- No-
- Mescolati -
- Nemmeno…pensa …con la d….-
Sorriso di felicità
-Ho capito!! Discordanti –
-Accorcia.. un po’ troppo lungo –
-Haaa!!… ma certo! DISCO!-

Che si fa a questo punto??
Mi arrabbio? Penso mi prenda in giro lo mando a quel paese?
Ma lui mi guarda speranzoso di aver azzeccato la risposta esatta e mi sorride fiducioso. Mi verrebbe da dirgli- Ma sei scemo??- ed invece mi fa tenerezza e
- Ti interrogo la prossima volta, vuoi?-

Intanto la “bella” della classe si è alzata per raccogliere la cartella da disegno e mi ha mostrato, non solo il suo ombelico, ma le mutande e anche un pezzo di coscia che sta sotto le mutandine.. azzurre e con il volant. Poi si siede e si appoggia languida sul banco, un braccio teso e la testa reclinata, con i biondi capelli sparsi sul ripiano del PRIMO banco, dove sta cercando di schiacciare un pisolino.
La chiamo e le chiedo se ha fatto gli esercizi.. come al solito non ha il quaderno e nemmeno il libro, perché ha preso quello dell’anno scorso per sbaglio: uno e’ grosso e verde, l’altro è sottile ed arancio… rinuncio a capire.
Poi però le chiedo:
- Ma se non ti interessa niente e soprattutto non impari niente, cosa pensi di fare nella vita?-
Mica ha capito che è un appunto!
Solleva la bionda testa, sgrana gli occhioni azzurri e, con un sorriso estasiato per la mia attenzione, mi risponde:
- La cantante!!! Sa, mentre ero a Milano, da mio papà, lui mi ha portata da un “editore” che ha mi ha detto che ho una voce stuupeeeendaaa. A sedici anni andrò alla scuola di canto e poi farò carriera, ma mica come Fantina, no no!…molto di più!-
Rinuncio.

Nel frattanto una decina ha già risolto le sette espressioni che dovevano fare al posto e…tirano cartine. Sono una decina e sono molto bravi, perché in questa classe ci sono anche quelli molto dotati ed anche diligenti…e poi ci sono gli altri….
A questa decina se ne è aggiunto un undicesimo che dichiara di aver finito, anche lui, tutti gli esercizi.
Questo ragazzo è stato promosso l’anno scorso con l’insufficienza in matematica ma, dicevano le mie colleghe, ha una bella testa ma non si applica quindi : promosso.
Lo chiamo perché voglio vedere il quaderno.
- Hai copiato? – gli chiedo
Lui mi guarda dritto negli occhi , mi sorride ed afferma che il tutto è opera sua.
Spero che durante l’estate abbia studiato ed il miracolo si sia compiuto…io spero sempre.
Ma oltre a sperare controllo.

Lo chiamo alla lavagna.
Avanza in classe nella sua tenuta da truzzo: T-shirt manica lunga rosa con farfalla bianca marca Holsen, lunga ed infilata nei calzoni che iniziano da sotto le natiche, non da metà, da sotto! La parte del sedere è però coperta dal rosa della maglia cosicché io non possa rompere perché ci sono mutande al vento.
Cintura rigorosamente D&G bianca con scarpa Puma bianca, in tinta. Capello semirasta con meches.
Il ragazzo in questione è molto bello, è somalo, ed il capello crespo è naturalmente tale.
Il suo sogno: fare il modello.
Mi è simpatico, del resto tutti mi sono simpatici, anche quando tentano di fregarmi.
Gli unici che potrebbero non essermi simpatici sono “quelli di marmo” che nulla li scuote e che guardano oltre il mio viso.. ma sono rarissimi.
Gli detto un esercizio alla lavagna.
Ricordo, ai miei quattro lettori, che siamo in terza.
L’esercizio consiste in una mini espressione con somma algebrica di numeri frazionari.
La prima parentesi ha scritto dentro: due terzi più cinque quarti e per lui il tutto fa sette settimi. Cerco di spiegargli che forse si è confuso e lui ritenta, e tenta che ritenta è evidente che è fermo ancora alle prime nozioni di seconda media, che ha superato la classe per voto di consiglio, che durante l’estate non ha fatto un fico secco ma… è tantooooo bravo in atletica e allora chi è bravo in atletica deve avere testa no??! Altrimenti come farebbe a mettere una gamba davanti all’altra per correre, ricordandosi di partire allo sparo. Poi a basket è un dio!
Lui continua imperterrito a sorridere, le ragazzine lo guardano con amore e se lo mangiano con gli occhi e lui è contento.. gli basta così, gli basta essere guardato e da grande farà il modello.
Sto perdendo la pazienza, gli grido dietro di tutto, che sta buttando via la sua vita, che uno non può essere così ignorante, che almeno qualche beneficio cerchi di trarlo da questa scuola, visto che è costretto a frequentarla.
Lui mi guarda e mi sorride.
Credo mi voglia anche bene, credo che capisca che sto facendo di tutto per aiutarlo ma a lui, del mio aiuto, non gliene frega un tondo niente.
Lui da grande farà il modello.

La disperazione e la rabbia mi stanno sommergendo.

Lo mando a posto e chiamo una brava: anche io ho bisogno di consolarmi.

E’ bella, alta, mora, con le braghe un po’ basse ma non troppo, con la maglietta un po’ corta ma non troppo. Emana pulizia serenità e luce; non sorride spesso ma quando lo fa il suo volto si illumina e pare si sia acceso un riflettore.
Vive in un paesino, a casa sua si usa la stufa a legna ed il fornello elettrico perché lì il gas non arriva. Ogni mattina si alza prestissimo per scendere a valle ed è sempre puntuale.
Una così parrebbe essere troppo fuori dallo standard per avere amici ed invece è ricercatissima.
Dall’ultimo banco avanza leggera verso la lavagna, svolge un esercizio complicato in un attimo, dimentica un segno che le correggo e ringrazia, poi ritorna a posto senza inciampare in nessuna delle cartelle sparse per terra.

Ho avuto la mia gratificazione.



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lunedì, ottobre 02, 2006

2 ottobre, lunedì: fa sempre caldo

Fa sempre caldo, un caldo umido completamente insolito per questa regione e questo mese, in più soffia lo scirocco, vento a noi quasi sconosciuto.
Qui soffiano i venti dell’est, freschi e secchi.
I ragazzi sono tutti sudacchiati, le finestre sono spalancate e se cadono che cadano….non si respira.
Le mamme hanno l’abitudine di farli coprire bene perché in ottobre si mette la felpa e non fa niente se alle 7 di mattina ci sono 22 gradi. Così è il tempo delle sudate, peggio che a giugno.

Io faccio lezione e li guardo, spesso mi fanno proprio pena e mi faccio pena anch’io.
Oggi mi sento proprio male perché, da buona mamma, mi sono messa la canottiera….. leggera, ma sempre canottiera è! Le gocce di sudore mi corrono lungo il collo e mi rotolano giù dalle mani, sto male ed esco per cercare un bidello che mi sostituisca in classe per un po’ di minuti.
Il nulla, un desolato lunghissimo corridoio vuoto.
Nessuno all’orizzonte; le ho pensate tutte, ma non posso lasciarli soli e mi pare di soffocare.
Ecco qua. Se ti senti male e svieni in classe, solo allora hai il diritto di lasciarli soli, perché ci ha pensato madre natura a staccare la spina. Nessun bidello all’orizzonte.
In un modo o nell’altro tiro avanti e loro, di tutto questo mio star male, cercare, pensare, non devono saper niente.. Sono di prima, manca solo che gli stia male la prof in classe.
Poi il grosso del malessere, in un modo o nell’altro, passa e riprendo il ritmo, spiego come si fanno le espressioni e mentre spiego, ora che sono uscita dai fumi del mio mezzo svenimento in incognito, l’occhio vaga vigile ed attento sul suo pubblico.
Eccolo là, il solito distratto che rincorre i suoi pensieri e poi quando gli chiedi..
-RIPETI - lui ritorna in terra e annaspa.
Credo che tutti coloro che sono passati dai banchi di una qualunque scuola odino quel RIPETI!
- Ma perché non stai con noi?- chiedo
Silenzio
- Ma dai, non vedi che scherzo.. è che spesso tu voli tra le nuvole e te ne vai con i tuoi pensieri, perdi il filo e poi tutto diventa difficile-
Sorride, non so se capisce le mie battute un po’ cretine, ma insomma, sono reduce da un quasi svenimento

Continuo e ripeto tutto da capo e lui riparte per i suoi sogni
- Dove sei Stefano?….torna con noi! -
Questa volta ha capito, sorride ma non ha capito niente della mia spiegazione.
E allora ripeto per la terza volta.
Intanto in classe molti sbuffano ed iniziano a chiacchierare e lui resta male.
Non riesce proprio a restare con noi, fugge sempre nei suoi pensieri.

Allora do un esercizio.. una orrenda espressione che a loro piace tanto, per tenerli impegnati, e lo chiamo vicino per cercare di farmi capire, di fargli capire come si vive a scuola (o non si vive a scelta).

E’ alto e grosso, non grasso, è in prima ed è quasi più alto di me. Porta sempre polo firmate Fred perry, Lacost, Fiat. .ma sono sempre grandissime, due taglie di più ed odora di sudore, non puzza, assolutamente no, odora di sudore che è un’altra cosa.
Ha un sorriso leale e una faccia simpatica ma pare venuto dal passato, da 20 anni fa quando si vestiva così o dal futuro, certo che nel presente non si trova a suo agio.
Parliamo e lui mi chiama maestra e mi da del tu, io lo ascolto e lui mi ascolta: è evidente che prova piacere a ricevere la mia attenzione, poi torna a posto e suona la campanella della ricreazione.

DIECI minuti di intervallo in cui devono fare TUTTO: giocare, parlare con gli amici, correre, fare merenda, merende generalmente enormi, e devono anche fare la pipì perché poi non si esce più.
Guardo le merende allineate sul davanzale della finestra, in corridoio, dove un gruppo simula il bancone di un bar: uno ha appoggiati il suo krapfen o bombolone ripieno di crema che lascia chiazze di unto sul tovagliolo di carta con accanto la bottiglietta d’acqua, ma guai se è frizzante, non si può.. se la agiti schizza ovunque; una ha un tuppervare con dentro tanti acini di uva ed un succo di frutta, un altro un pacchetto di craker e una cioccolata gigante e una l’immancabile panino XL: pane e mortadella col formaggino dentro.

Finisce la ricreazione e le merende sono quasi tutte ancora lì, meno il panino XL la cui proprietaria semiobesa ha divorato voracemente per consolarsi della poca attenzione che le prestano i compagni.
Ora si rientra: la ragazzina semiobesa ha un po’ di sonno… per forza!!! con quel panino gigante.. ma non si può dire niente perché le mamme non vogliono che noi insegnanti ci si impicci negli affari di famiglia, salvo quando prendono insufficiente e si dice loro:
- Sa, durante le lezioni è un po’ assonnata, forse perché ha delle merende pesanti-
-Pesaantiii ????Ma profffesssoressssa…una bambina di quella età ha bisogno di crescere!!! - Magari in lungo, vorrei dirle, non in largo, ma sorrido e ascolto sperando che si ravveda da sola…
Sbagliato!!!
- Comunque, cara professoressa, se lei mi dice che non le fa bene la merenda io non le do più niente, basta che prenda la sufficienza…
Ma va!!…. Adesso si baratta il panino con il sufficiente. Generalmente in queste situazioni mi barcameno proponendo la solita via di mezzo: se sua madre non vede che è obesa io non posso farci niente.
- Faccia lei signora, lei è la madre, magari le dia dei frutti…-
All’idea dei frutti generalmente la disperazione compare sul volto della genitrice che però annuisce e generalmente ridà alla ragazzina lo stesso panino, ma con il salame.

Siamo di nuovo in classe e riprendo a spiegare un esercizio alla lavagna che poi loro dovranno rifare, uno quasi uguale, s’intende.
E il nostro Stefano che fa?
Mani appoggiate sotto il mento, gomiti appoggiati sul banco e sguardo perso nel nulla….. è di nuovo partito per il suo mondo dei sogni.
Che faccio?
Lo richiamo di nuovo? E se poi ci resta male? Spero che prima o poi torni con noi… gli do fiducia??

Aspetto.
Lui si accorge di essere finito tra le nuvole e ridiscende, ma ora non capisce più di cosa si sta parlano.
Finisco l’esercizio alla lavagna e ne do uno da svolgere al posto , gli vado vicino e faccio l’esercizio con lui rispiegando tutto da capo.

E se fossi svenuta prima?


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