sabato, giugno 27, 2009

Et voilà, les jeux sont faits

Alle 12 e 35, con solo un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, gli esami sono terminati.
Chiusi i libroni dei verbali, sigillate le buste con le tracce, firmati gli elaborati, i verbali, i tabelloni provvisori le schede.. alla fine ho fatto circa 130 firme e la dea burocrazia è stata soddisfatta, ha avuto il suo rituale sacrificio di carta inchiostro e tempo.

Oggi è stata la giornata in cui c’erano LORO.
Ma c’era anche lui, Sandro, sempre tanto diligente, tanto quieto, sempre al suo posto, considerato da molti colleghi un niente, ma per me un ragazzo speciale.
Sandro ama le scienze, le studia quasi con devozione e per far scienze sa che deve esser bravo anche in matematica, quindi a cascata, vuol bene anche a lei.
Ha fatto sempre tutto quanto poteva e sapeva, e sebbene alcune lo definissero un “po’ curto”, nelle prove nazionali è uscito alla grande; ma le prove nazionali sono una “cagata”, dicono diverse mie colleghe, meglio il buonismo di sempre che premia l’ossequio e la diligenza degli stolti: una, che ha fatto le peggiori prove nazionali, peggio di LUI, con un tre in matematica, ma tanto perbene, rischiava di uscire con un otto, perché è una tanto perbene e va premiata.
Solo una mia scenata ha evitato quel voto assurdo.

Ma lo stesso sette è andato a Sandro.
Troppo studio e troppo impegno alle volte fanno dei brutti scherzi.
Ha esordito con un argomento di scienze, ma è stato subito rimbrottato perché - ma insomma…tutti lo stesso argomento… !- esterna la solita collega, quella che insegna una delle materie più impegnative e nelle quali si può valutare abilità e competenze di ogni genere: ginnastica.
L’ho pregato di continuare lo stesso e ha iniziato incerto, ha ficcato i neutroni fuori dal nucleo e appena ho cercato di correggerlo le labbra gli si sono increspate, la lingua faticava a trovare nella bocca lo spazio per costruire le parole, e a stento, ha corretto ma le lacrime hanno cominciato a scendere, e non si fermava no più.
Lui, il ragazzo che scoppia in lacrime davanti alle compagne che lo ascoltano…penso che avrebbe voluto morire.
Non so come aiutarlo, chiedo alla presidente di commissione di interrompere per un attimo e lasciarlo in pace, di mandarlo a farsi un giro nei corridoi per ritrovarsi, ma non c’è nulla da fare. La collega di ginnastica interviene , perché lei sa cosa fare, e incomincia a chiedergli degli argomenti relativi allo sport....poi interviene la presidente e si siede accanto a lui.
Sandro quella non l’ha mai vista e lei cerca di calmarlo accarezzandogli la schiena, gli occhi si Sandro mi cercano disperati e io non riesco a fare NIENTE per lui: il maternage represso esplode, ognuna sta cercando di dimostrare la sua abilità nel calmare un ragazzo e lui affonda sempre più nella disperazione, parla di altro, sa le altre materie discretamente ma continua a guardarmi e non accetta il suo fallimento nella materia che ama tanto. Cerco di riscattarlo di fronte a se stesso ma appena ritorna a parlare di scienze le labbra si increspano per la vergogna e gli occhi si riempiono di lacrime.
Al diavolo le colleghe, parlo io, gli parlo io, non so se sarà bene, ma tento
- E’ vero Sandro, hai fatto male, non hai saputo gestire questa situazione nella materia che hai di più studiato, sarei sleale se ti dicessi il falso perché tu stesso lo sai, ma sarei anche sleale se non ti dicessi che ho la ferma certezza che questo è solo un incidente: anche questo è un pezzo della vita, un piccolo insegnamento di cui fare tesoro ,se riesci.. –
Gli occhi di Sandro paiono scavarmi dentro, sussurra un grazie e se ne va.

E alla fine sette, sette come la ragazza. tanto perbene che merita un premio e l’altra, quella che ha fatto quasi scena muta, otto ,otto a maggioranza, viene modificato anche il voto dell’orale, sempre a maggioranza. Alle volte mi chiedo perché fatico tanto a correggere gli elaborati e a far studiare i ragazzi durante l’anno se poi questa stramaledetta maggioranza sconvolge tutto, alza o abbassa i voti, e un docente che fa due ore la settimana con un alunno può decidere, assieme agli altri docenti che fanno due ore con l’alunno, che costui merita otto, a maggioranza.

E vabbeè…...e poi..arrivano loro.
LUI non ha ovviamente studiato un fico secco, non ha portato niente se non la sua illustre persona, perché si vergognava a portare i disegni, visto che erano brutti, perché la relazione di scienze non la trovava, perché musica la sa e non serve la relazione. Gli viene chiesto, non da me, perché non abbia mai studiato matematica e lui risponde che tanto non la capiva ed era inutile, che lui non è portato per la materia. Farà il liceo linguistico. Evito di interrogarlo, non so se sarei capace di non essere aggressiva e quindi preferisco lasciar perdere… sei …promosso.

LEI: lei viene vestita con una “lacost” bianca e con dei jeans abbastanza alti, con i capelli raccolti, senza bistro e senza unghie nere.
LEI è un’altra, spero non sia solo forma.
Inizia a parlare ed è evidente che ha studiato come poteva, quello che poteva nel modo migliore che poteva.
Sempre “quella” di ginnastica se ne esce dicendo che ha imparato tutto a memoria, lo dice a noi, ma pare che lo senta anche lei e infatti si blocca.
Le chiedo un altro argomento , che esula dalla sua proposta di esposizione, le chiedo di parlare in generale delle dipendenze. Affronta il tema correttamente, come sicuramente “quella” di ginnastica non avrebbe saputo fare, e parla delle dipendenze da cellulare, dal cibo, dalle droghe legali e illegali, parla degli sballi, del perché i ragazzi cercano lo sballo e del perché secondo lei è rischioso. Un ragionamento a tutto campo, da adulta, ma alla fine quella di ginnastica le fa il fervorino dicendole che è troppo tardi per dimostrare impegno.
LEI sbianca:
- Sono bocciata allora?-
E NO!!!
Ora devo tappare la bocca a quella strega, basta!!
- La professoressa ti sta dicendo la sua opinione personale, ma qui stai facendo un esame davanti ad una commissione, e la commissione valuterà. Il tuo esame è finito e puoi andare-
Le si apre in un sorriso, ha capito che la strega non ha tanta voce in capitolo, si alza, gira attorno alla tavola e viene da noi e ci bacia tutte, ringraziando per quanto abbiamo fatto per lei, ci bacia tutte meno la strega!

E’ finita, torno a casa stanca e sudacchiata, ma ancora devo fare quanto ho promesso ai ragazzi.
Scrivo in una posta da Facebook a Sandro : - Per me sei sempre uno da nove!-
Scarico sul computer le foto che ho fatto durante gli esami: ho fotografato i piedi di tutti, certe volte andando anche sotto il tavolo, quando la presidente non c’era, altre in corridoio e nell’aula di attesa.. Ridimensiono le foto e le pubblico su Facebook…saranno loro a riconoscersi e a mettersi i tag nell’album che ho fatto :


Piedi da esame- esame con i piedi





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sabato, giugno 20, 2009

Esami e social network

La sera prima della prova di matematica pubblico su Facebook :
“Per quelli della III: oltre alle solite cose studiate leve, genetica, probabilità semplice e statistica (moda media mediana).. spero di NON vedere prove in BIANCO”
e si apre un tread di richieste, alcuni pubblicano le loro richieste altri mi raggiungono in chat altri ancora via email.
Fatto sta che alcuni si sono persi le schede riassuntive che avevo fatto e distribuito.
Potrei fare finta di non sapere come rimediare alla loro sbadataggine, ma infine non mi costa niente pubblicare i documenti da qualche parte e così faccio, poi pubblico l’url..
Una si sente l’eroe buono a fare ‘ste cose la sera prima degli esami… ma con loro capita anche di sentirsi la deficiente buona, perché subito dopo lampeggia una scritta
- ah..ma sono queste..non le avevo perse, credevo che siccome aveva parlato di dadi ci fossero le foto dei dadi
- genetica? Ma non c’è e cosa c’entra con la probabilità
- Mendel, hai presente
- aaaaaaah quello… ho capito
- grazie prof., adesso ripasso

Ma ti pare che alle 19 e 45 uno si mette a ripassare….vabbè, piuttosto che niente!
Su fb, tra i miei amici, ci sono anche lei e lui.
Lei è la dark che ripete per la terza volta e lui è il matofobo per fede o per convenienza, a scelta.
Loro tacciono.
E arriva l’esame. Viene sorteggiata la prova, quest’anno uguale per tutte le sette terze, che quindi poteva proporre argomenti trattati in classe meno approfonditamente. Ci va bene: solo la parte di analitica è un po’ fastidiosa.
Si può consegnare e andarsene solo dopo metà la del tempo utile concesso per la prova e LORO, prima lui e dopo lei, consegnano appena possibile e se ne vanno.
Gli altri sudano sui loro elaborati.
Ma almeno far finta di lavorare no?
Niente, il muro. Matematica è un optional.
Correggo le verifiche e sono andate piuttosto bene.

Passano i giorni e si arriva alla prova nazionale di italiano e matematica : i docenti delle materie presenti nei quesiti non possono far sorveglianza durante lo scritto, ma vengono convocati, assieme a tutti gli altri docenti, per le 10.30 al fine di procedere ad una correzione collegiale e rapida utilizzando le griglie ministeriali.
Alle 10.30 le griglie non ci sono, alle 12 nemmeno e noi lì ad attendere.
Ovviamente il sito da cui scaricare le prove è impallato, tutta Italia lì a cercar di scaricare; fatto volontariamente questa azione sarebbe un net strike, ma è il ministero che fa auto strike.
Alle 12.40 o giù di lì abbiamo le griglie e iniziamo la correzione.. ma ma.. le griglie per la correzione delle prove di matematica richiedono, per alcuni item, la valutazione della correttezza del procedimento e gli insegnati delle altre materie si rifiutano di farlo.
Finisce che resto a scuola fino al tardo pomeriggio a correggere e poi a mettere i pallini sulle schede ministeriali.
Tornata a casa accendo il computer e scrivo che le prove nazionali sono andate bene, ma nessuno dei ragazzi commenta.
Riguardo la posta e fb solo l’indomani pomeriggio e dopo un po’ iniziano i lampeggi delle chat
-prof..ero fuori con la testa, ho fatto male
-pof, mi scusi posso?
-vai
-ecco e che sa quello con la statistica mi sono dimenticata di copiarlo in bella è solo in brutta ma l’avevo fatto giusto so che ha già corretto ma magari se guarda la brutta perché era giusto, scusi prof.
-avevo notato, stai tranquilla
Dopo un po’ arriva un sms: prof. scusi che l’ho disturbata in chat ma non avevo il suo contatto mail.
Lampeggia di nuovo la chat
-prof, come sono andato
-non posso dirtelo, studia per l’orale scienze
-ero fuori. Prof, ho fatto un casino..porto il sistema solare va bene?
-ma non eravamo già d’accordo su quello? Ricorda che devi sapere anche il resto
-si so che avevo detto che facevo quello ma volevo esser sicuro.

Quanti timori, quante paure per questo esame: è il primo che fanno, sono figli della riforma Moratti; l’esame della quinta elementare è stato abolito e loro hanno un po’ di paura, anzi, alcuni hanno tanta paura.
Studiano tanto o almeno una gran parte di loro percepisce di studiare tanto per poi poter dire tutto in venti minuti: venti minuti per tutte le materie insieme, nemmeno la soddisfazione di poter dimostrare la propria fatica.
Dall’altra parte docenti stremati e spesso distratti che ascoltano 6 ragazzi alla mattina e sei al pomeriggio per giorni… poveri ragazzi, poveri insegnati costretti a stare dentro la ferrea organizzazione per poter finire tuttoentro il 30 giugno, come prevede la normativa.
Non importa se le classi sono di 28 se la scuola ha otto sezioni bisogna FINIRE e BASTA!!

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lunedì, giugno 08, 2009

5 giugno: quando tutto è possibile

La cena di classe di fine anno con la terza non pare essere gran che: arriviamo in pizzeria alle 7 e mezza e piove, uno si è già bagnato i calzoni perché è andato a vedere la temperatura dell’acqua del mare ed è scivolato sugli scogli, gli altri sono bagnati per la pioggerellina che scende noiosa e non si decidono ad entrare: stazionano davanti alla porta attendendosi e bloccando l’ingresso agli altri avventori che brontolano.
Finalmente si entra e per fortuna i genitori saggiamente si eclissano, loro sono tutti stipati da una parte del tavolone, e noi due, le uniche due proff. che hanno accettato l’invito, siamo dall’altra parte del tavolo con in mezzo una terra di nessuno di sedie vuote.
I camerieri frettolosi insistono per avere subito le ordinazioni, le pizze arrivano come un lampo, i ragazzi chiacchierano e si fotografano tra di loro, poi ci fanno un regalo, due deliziose caraffe con scritto 3a_2009 e tutto finisce.
Alle otto e mezza stiamo già uscendo dal locale.

La pioggerellina si è fermata ma per terra è tutto bagnato.
- Andiamo a fare il bagno?- dice uno
Io penso che scherzino, ma invece no, li vedo armati di sacche ed asciugamani che si accingono ad attraversare la strada per andare sugli scogli dai quali dovrebbero tuffarsi.. mi pare incredibile, con questo freddo!
- Ma l’acqua è calda, l’ho provata prima - dice il bagnato di prima
- Dai proff. venite a farci compagnia
- Dai prof..andiamo....!
- Ma i vostri genitori lo sanno??
- Certoooooooooo

Allora mi vene proprio una gran voglia di stare con loro, vado in macchina, prendo la reflex che avevo dimenticato e mi avvio con loro.
Sono come cuccioli, sebbene alcuni siano un bel po’ più alti di me. Prima vanno sulle giostre per i bambini e poi i più temerari si spogliano e si tuffano e io scatto e scatto..
Il flash è buono e riesco a prenderli anche in acqua, e loro vanno su e giù e si mettono in posa gonfiando i muscoli.
Intanto le ragazze stanno togliendosi i vestiti, una di loro non ha il sopra del bikini per cui resta con la maglietta e via, come sirene.
Le guardo affascinata: sono bellissime, una è campionessa di tuffi, una di vela, l’altra di corsa, hanno dei corpi da copertina e sono…le mie ex bambine di prima..ora in terza sono delle donne e vederle così mi fa realizzare quanto loro siano cambiate in questi anni.
Tra i ragazzi la situazione è un po’ diversa: alcuni sono già uomini fatti con gamba lunga e braccio muscoloso, altri devono ancora completare la crescita e sembrano ancora bimbi, sono magrolini e minuti, ma quasi tutti si fiondano in acqua, e su e giù e su e giù. Vengono fuori anche i gavettoni; si mettono in cerchio, sotto la pioggia a gavettonarsi a più non posso.
- Ora andiamo a scaldarci in mare !!.
Continuo a scattare, e i tuffi si seguono, io ho un po’ di paura, ma quella è la mia costante.
Una ragazza urla:
-Occio alla clanfaaaaaaaaaa!- e si lancia a cucchiaio in acqua sollevando spruzzi e bagnando tutti.
Intanto piove e due ragazze, che non hanno aderito al gara di tuffi, anzi non si sono nemmeno spogliate, stanno a guardali ridendo come matte e si tengono strette sotto l’ombrello.
Io son bagnata perché piove, ogni tanto in una foto compare la luna che non c’è perché una goccia di pioggia illuminata dal flash la sostituisce.

Continuano così per un’ora, loro sono bagnati ma con i vestiti asciutti, io sono bagnata ed anche i miei vestiti, così li abbandono ma già vedo che compaiono i genitori.
Tornata a casa scarico le foto, parevano poche, ne ho fatte quasi 200 e di buone ne restano circa 120.
Le foto sono bellissime perché loro sono bellissimi e perché fare foto in acqua, di notte, con il flash, dà risultai sorprendenti.
Sono le 11e mezza ma non ho intenzione di andare ancora a letto.
Costruisco una gallery, sistemo le foto su uno spazio Web non pubblico e vado a letto.

L’indomani mattina una ragazza, su Facebook, mi chiede se ho pubblicato le foto : invio a lei e tutti quelli che stanno sul network una posta con l’indirizzo del sito, uno interviene nel tread scrivendo:
- xD che idoli! mi sono divertito un'altra volta solo a guardarle!-
… e la parola passa, chi scrive su Facebook, chi mi manda mail, chi mi manda sms:
- Non si vede più niente prof. cosa succede??
Il sito, che è di quelli gratuiti, è troppo frequentato, occupavamo troppa banda e ha chiuso i battenti. Sposto tutto su un altro spazio, mio, che accetta flussi maggiori e reinvio l’indirizzo.

Oggi su Facebook stanno pubblicando le loro foto e sono entusiasti.
Anche io lo sono, siamo diventati amici solo alla fine dell’anno, ma va bene così.





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mercoledì, giugno 03, 2009

I due che diventano sei

Reduce da un consiglio di classe ed arrabbiata furibonda.
Come al solito i voti di matematica contano come il due di picche ed anche questo due è stato tramutato in sei.
E’ il terzo anno che il gravemente insufficiente di Luigi diventa sei.

Ieri gli ho chiesto perché non volesse assolutamente studiare matematica, se c’entrassi io nel pessimo rapporto che ha con questa materia. Lui mi ha guardata serafico, come se stessi dicendo delle assurdità:
-ma no prof. è che la matematica io non la capisco e quindi non la studio, lei non c’entra, qualche cosa bisogna pur lasciare stare!-
Eh già, mi sono detta, vecchia bachettona, come puoi pensare che costui non faccia un conto sulla convenienza o meno se fare o no una certa fatica: avere un solo piccone grave induce tutti a pensare che poverino…lui per la matematica non è portato.
Non ho mai sentito una frase di questo genere per l’italiano.
C’è sempre una giustificazione per chi non sa la matematica.

Ma non mollo, continuo a parlare con lui, sono tre anni che baruffo con lui per farlo studiare
- mettiamo che tu la matematica proprio no, prova almeno a studiare le regole per calcolare superfici e volumi, le regole dell’algebra. Ma come fai a parlare inglese se non sai nemmeno una parola, la frase non ti viene dal cielo.
- Ma guardi, io non userò mai queste regole e allora perché devo studiarle?-
- Ti ricordi quando in prima abbiamo fatto le frazioni e io ti ho fatto trasformare le dosi di una ricetta per quattro persone in dosi per tre persone e tu non ci sei riuscito? Poi abbiamo riprovato la stessa cosa in seconda con le proporzioni e ancora niente perché non hai studiato le proporzioni ed ora in terza potresti farlo con l’algebra, ma niente perché non hai voluto studiare l’algebra.

In tutto questo mio sproloquiare lui mi guarda e sbatte le palpebre come un cartone animato e retrocede fingendo timore che no ha assolutamente.
-prof. non si arrabbi, a me non piace e basta e non la studio, ma lei è ok!

Almeno mi avesse detto che mi odia, che sono incapace ad insegnare, me ne farei una ragione ma no, lui ha fatto i suoi calcoli, ha visto come butta e ha capito che con un piccone anche grosso si passa lo stesso e allora…perché faticare.

Un fallimento cosmico, le ho provate tutte, gli è stato offerto un doposcuola, uno sportello di matematica settimanale e niente lui non è andato perché mi ha detto che li riteneva inutili, non ha nemmeno provato. E’ venuto solo ai corsi di recupero che ho fatto io, ma dieci ore son poca cosa e fatti alla fine della terza a lui non sono serviti a niente.
- Vede che non serve che io studi, matematica non fa per me! – mi ha detto sorridendo
Non si è nemmeno reso conto che 10 ore in tre anni non è studiare.

E alla fine ha avuto ragione lui: con un due in matematica si è ammessi e chi è ammesso poi viene promosso.
Lui queste cose le sa, sono io che mi devo aggiornare.


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OT... riflessioni sulla comunicazione

Ho spostato un bel po' di materiale sul server che sta in cantina e spolverando e riordinando tra file e cartelle mi è capitato sotto il naso un testo che avevo scritto per un corso tenuto nel ‘98..lontano nel tempo... se penso ad oggi, alle mie classi ai problemi che ho mi pare ancora tanto attuale...e poi mi seccava imbucarlo in cantina così lo pubblico qui per i miei tre affezionati lettori :)

gennaio 1998
UN TESTO SUGLI IPERTESTI
riflessioni

Già il fatto di trovarmi a scrivere in maniera testuale, unidimensionale e unidirezionale su un oggetto che tale non è, mi mette a disagio: mi trovo a scorrere tutti i banchi della mia memoria biologica per decidere quale concetto vada messo prima, quale dopo, quale argomento sia meglio enfatizzare, quale solo accennare, per non disturbare il lettore con deviazioni che potrebbero risultare ridondanti ( la lettura dei vari capoversi sarà comunque obbligata o almeno la presa visione dei contenuti, per poi magari saltare più avanti...... ma quanto avanti per riprendere il filo interessante ? ), il tutto nel vano tentativo di non costringe chi legge tra le maglie della rigidità di in una esplicitazione testuale prima - poi che devo necessariamente imporre al lettore a causa dello strumento comunicativo che uso.
La fatica di infilare tutti i concetti che affollano la mia mente in un percorso lineare è molta.
Spesso, a scuola, si sente dire: "Se non ti sai spiegare vuol dire che non hai capito".
Per molti anni, succube della cultura “gentiliana”, ho tormentato i miei alunni con questa frase: anche se loro sapevano fare il problema ed il risultato era esatto, quando il procedimento era confuso il voto veniva notevolmente calato.
Soprattutto operando nell'ambito dell'Educazione per gli adulti mi sono trovata ad insegnare a muratori, idraulici, cassiere, che trovavano immediatamente il risultato di problemi matematici pratici (volumi di stanze, aliquote I.R.P.E.F., portata di rubinetti..), ma che erano totalmente incapaci di formalizzare il procedimento, sia in termini matematici che, tantomeno, testuali.

Poi, un giorno, ho cominciato ad interessarmi ad Internet, ho curiosato tra le pagine web che notoriamente sono strutturate ad ipertesto, spesso con media accessori, ho scoperto strutture comunicative diverse da quelle unicamente testuali unidirezionali-unidimensionali : gli ipertesti. Ho rivisitato le mie mai studiate, ma assunte sui banchi di scuola, prima come allieva e poi come docente, teorie sulla conoscenza e sulla comunicazione della conoscenza e mi si è aperto un nuovo mondo.
Senza farla lunga sulle teorie cognitiviste che hanno imperato nella nostra scuola a discapito delle teorie comportamentistiche, quelle del fare e dell'apprendere attraverso il fare, mi sono ricordata di un antica frase cinese :

Se ascolto dimentico
se vedo ricordo
se faccio capisco

Capisco e so eseguire, ma non è detto che sappia tradurre in maniera esplicita unidirezionale e unidimensionale l'insieme complesso multidimensionale di procedimenti mentali che mi consentono di fare ciò che ho appreso.

Il limite della forma testuale scritta, diventata di massa, o quasi, da Guttemberg in poi è la sua organizzazione rigidamente lineare, poichè si basa e modella sulla comunicazione verbale, il linguaggio, che necessariamente ha un andamento prima-poi e non consente, una volta strutturata, un rifacimento: si possono aggiungere degli aggiornamenti, ma sono parte altra del testo.



Proprio per superare questa rigidità già nel 1945 un ingenere americano Busch, immaginò "Memex", un sistema capace di correlare argomenti distinti in maniera "stellare" su più piani, proprio come funziona il nostro cervello. Le tecnologie di allora non consentivano la realizzazione, ma vi fu chi, nel 63 organizzò un libro per capitoli come unità a se stanti, numerati e fruibili a seconda del percorso che si voleva intraprendere.
Ovviamente questo implicava una sequenza lineare, ma il prima-poi non era predefinito.

Torniamo ad alcuni concetti base della comunicazione:


Un libro di scienze è una comunicazione esplicita di un argomento: mi viene richiesto di leggere una serie di informazioni secondo una sequenza imposta (la struttura della comunicazione) e poi di organizzare le conoscenze nel mio cervello (la struttura della conoscenza).
Questo percorso ha richiesto pazienza nell'acquisire i dati seguendo un tracciato temporale unidirezionale e unidimensionale. Solo alla fine dell'acquisizione di tutti i dati relativi ad un concetto potrò organizzarli nel mio cervello. Se volessi tornare indietro in maniera "lineare" perché non ho capito, sarebbe impossibile: un testo non può essere letto alla rovescia. Al massimo potrei trovare il bandolo da cui ricominciare a rileggere per capire il tipo di informazione che mi voleva venir trasmessa e che non riuscivo a sistemare, a capire in base alle mie conoscenze.

Il ragazzo che si distrae in classe perde un pezzo della spiegazione e poi non capisce più niente, non può tornare indietro nel tempo per riprendere da dove si è creato il buco.
La struttura della conoscenza deve venir tradotta in struttura della comunicazione.
Essa arriva all'uditore o al lettore che poi deve ritradurla nella sua struttura di conoscenza: solo se vi sarà identità tre le due strutture l'informazione passerà, altrimenti non passerà e il ragazzo imparerà a memoria non essendo in grado di tradurre la struttura della comunicazione nella sua struttura della conoscenza, se poi si sarà anche distratto è perduto.

Più si deve tradurre conoscenza in comunicazione esplicita, più alti sono i rischi di una deformazione della trasmissione.

Un ipertesto è un oggetto non lineare che non impone il prima-poi, non è ancora l'optimum per evitare l'ambiguità della comunicazione esplicita ma è un buon inizio.

Perché tanta importanza sul tipo di comunicazione?

E' importante che chi legge capisca il messaggio e per capirlo deve apprenderlo, cioè sistemarlo all'interno del suo universo di idee che nel formarsi e realizzarsi non seguono un percorso prima-poi, ma crescono contemporaneamenre con ritmi diversi.
Il nostro cervello è organizzato in modo da apprendere in maniera multidimensionale e organizza così anche le proprie conoscenze.
Se pensiamo ad un grafico, alla pianta di una casa, ad un paesaggio che vediamo fotografato o filmato ci rendiamo conto di quanto più immediata sia la trasmissione di quei dati, così strutturati al nostro cervello.
Mio figlio pattina ed esegue dei salti acrobatici molto complessi che richiedono un enorme sforzo di elaborazione mentale spazio-temporale, ma se gli chiedo come fa, mi risponde che non sa spiegarmelo.
Un mio amico fa il liutaio e da lui vanno a bottega alcuni ragazzi: imparano guardando il tipo di legno, la sinuosità delle curve, l’inclinazione dei piani di lavoro, imparare a fare il liutaio tramite un manuale credo sia impossibile.
Forse sarà possibile con un ipermedia, altro da un ipertesto.....


.....continua sulle fotocopie dei lucidi..che non trovo :(



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