lunedì, settembre 25, 2006

25 settembre Baci e Abbracci

Oggi giorno di lacrime....non lacrime, proprio lacrimoni che scivolavano giù dalle guance...
Ore otto: suona la campanella ed entro in seconda.
Subito uno si affretta a dirmi che deve giustificare l'assenza del venerdì perché è andato a sciare: ....in settembre...ancora un po' prima.... ma è un agonista.
Per impegni sportivi c'è scritto... vabbè che posso dire, che comincia un po' troppo presto e che non è sufficientemente bravo per permettersi tante assenze?
Siamo alle medie... giustifico.
Poi però lo avverto che deve fare il test d'ingresso, che non ci saranno giudizi ma che mi serve per capire a che punto è la classe e che, siccome lui venerdì non c'era, deve farlo.
Gli chiedo se vuole andare in corridoio a risolvere i quesiti, dove c'e' più pace, visto che io devo spiegare.
Non ne vuole sapere , considera la proposta una punizione.
Così gli do foglio e testo, gli spiego come deve organizzare le risposte e lo lascio in pace.
Io inizio a spiegare geometria e, mentre con mezzi di sussistenza di classe mi accingo a spiegare le traslazioni, vedo che lui mi guarda, guarda quello che faccio.
Ma porca miseria, non sta quasi mai attento ed ora che deve fare il test sta a sentire quello che dico!!
Probabilmente è affascinato dai due fogli di carta bianca che vorrebbero essere dei quadrilateri e che, accompagnati dalle mie mani, si muovano nell'aria come due ali a simulare una rotazione assiale o una traslazione.
Tornono a chiedere se vuole uscire e mi risponde di no, quasi offeso.
- Ma ti distrai!! Stai più tranquillo fuori !-
-NO! - Risponde di nuovo e allora lascio perdere.
Dopo venti minuti dall'inizio consegna il foglio: nemmeno un quarto è stato svolto.
- Manca ancora tempo.-
-Non so fare -
- Ma come non sai fare???...pensa.. hai tempo ! -
-NO !! -
E allora mi incavolo :
-Sei come uno che allo sportello di partenza, tutto tirato e pronto per partire, rinuncia perché gli da fastidio il gancio dello scarpone e piuttosto che metterselo a posto rinuncia.-
Eheeeeeee ???
Oddioooooooo ecco che vedo la bocca incresparsi.
Questo è uno tosto, cosa succede?
Lo prendo per mano e lo trascino fuori dalla classe.
- Ma perché rinunci??-
- Non so NON SO FARE, a casa sapevo e qua NON SO !!-
E le lacrime rotolano e lui, il tosto, il maschietto più fico dei soli sei maschi, piange.... oddio.. dove ho sbagliato??
E di nuovo rischio..
La mia vita è un rischio, altro che i pompieri.
Mi inginocchio accanto a lui, lo abbraccio stretto e gli sussurro
- Se non fai il compito ti prendo a calci in culo -
Si divincola, ma io lo stringo ancora e la tensione cala.
Non so se è contento dell'abbraccio di questa vecchia strega, ma la tensione cala.
Le lacrime continuano ma stiamo parlando la stessa lingua.
Allora gli suggerisco un pezzo di soluzione e lo invito di nuovo ad andare in fondo al corridoio dove c'è una scrivania.
Accetta e si avvia a passo lento.
Finisce l'ora e rientra: ha il compito in mano ed un ampio sorriso che va da un' orecchia all'altra e mi dice
-FATTO!!-
-Fatto!- penso anch'io
E via.... ora andiamo in prima e vediamo che si fa.
Dovrei continuare a spiegare loro gli insiemi. In realtà i programmi della Moratti li hanno tolti dalla prima e messi in terza, ma per fortuna il libro li accenna e così possiamo lavorare un po' con la logica e i linguaggi per imparare ad usare un lessico matematico e riuscire a smettere di dire quella del più e quella del mano al posto di addizione e sottrazione.
Per casa dovevano fare degli esercizi ed ora in classe devono spiegarli usando le parole appropriate utilizzando le due, dicasi due, definizioni da studiare.
Al secondo esercizio chiamo un ragazzino e lo invito ad esporre la soluzione a voce, lui mi dice che...
- Veramente non ho capito bene la cosa -
E' napoletano, ha un anno di meno degli altri perché ha fatto la primina, ed io sono sempre stata mal disposta verso quelli che fanno la primina. Anche verso lui sono mal disposta e dal suo test d'ingresso ho già visto che non si orienta per niente in matematica: poteva stare un anno di più all' asilo ed iniziare scuola all'età giusta !!-
Così l'apostrofo
- Non non è che non hai capito è che proprio non hai studiato!! Qui non c'è niente da capire, bisogna solo saper ripetere.-
Ma mentre inizio la frase mi accorgo di essere proprio stronza perché le prime tre parole che mi escono dalla bocca ricalcano il suo accento meridionale, mi correggo immediatamente ma stronza sono!
Per fortuna lui non si è accorto.
Mi dice che si, non ha studiato.
Ma va? Vorrei dirgli io, ma mi trattengo perché mi sento sporca.
E allora cerco di farmi perdonare.
Lui non sa niente di queste mie elucubrazioni ma la mia coscienza si.
Fa caldo e lui ha la felpa tutta chiusa fino al collo ed il sole batte sul suo banco.
Prima vado vicino e tiro giù la tenda, poi gli chiedo se non ha caldo.
Tutti in classe sono sbracciati, lui no: goccioline di sudore gli imperlano la fronte. E' piccolo, un bambino minuto tutto chiuso dentro la sua felpa.
- Ma togliti questa felpa, si muore di caldo qua dentro -
Tace
-Toglitela dai...!-
-Mi vergogno-
Oddio chissà che maglietta ha addosso.
Lo guardo e lui si apre la zip.
Sotto c'è una t-shirt con scritto in grande Baci e Abbracci: è grande, molto grande per lui, sta tutta rimborsata, ma lui mi dice che si vergogna per la scritta.
E' tutto rosso e non serve a niente che io gli spieghi che è una marca super, che tutti gliela invidiano, che sicuramente sua mamma voleva facesse bella figura.
-Ma che fa - gli sussurro - mettitela alla rovescia, dai.. Vai in bagno, te le sfili e te la metti alla rovescia, è divertente... anche mia figlia faceva così quando la costringevo a mettersi delle cose che non le piacevano...-
Non è vero, sto inventando tutto per farlo sorridere ma lui invece piange disperato, singhiozza..
Oggi proprio non è la mia giornata.
Allora lo prendo per mano: ha una manina piccola che mi ricorda i tempi andati con i miei figli.
Mi segue docile e io lo trascino fuori, sempre nello stesso corridoio di prima.
Mi accoccolo per terra e sporgo una gamba in modo che lui possa sedersi sul mio ginocchio e lo tengo piangente vicino a me.
Aspetto che i singhiozzi si quietino e poi gli propongo di togliere t-shirt per girarla.
Lui mi lascia fare e sotto ne ha un'altra di t-shirt, bianca, anche questa grande, ma splendidamente ANONIMA.
-E vai...!!! -gli dico- Ecco fatto.. stai così, che ne dici?-
Tira su con il naso, ha smesso di piangere e torniamo in classe.
I compagni lo guardano e non capiscono cosa è successo.
Lui è sempre tristissimo, da far male al cuore, ma almeno non suda più e allora ritiro fuori la storia di mia figlia che se ne veniva a scuola, in questa scuola, con le maglie alla rovescia se non le piaceva quello che le facevo mettere e a chi le chiedeva come si fosse conciata rispondeva...
- Sai, sono una strega....!-
-Perché – dico io - le streghe portano tutte i vestiti alla rovescia...lo sapevate?-
Finalmente il cucciolo sorride e tutti capiscono che non hanno capito niente ma che è qualche cosa di divertente e va bene così.
Comincio a far lezione.
Il ragazzino mi guarda ed ascolta.
Ma dio del cielo... è proprio difficile non farli soffrire.
Brutta giornata oggi.
Speriamo in un domani migliore. 


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venerdì, settembre 22, 2006

22 settembre test di ingresso

Inizio alla seconda ora: arrivo davanti alla terza e la porta è chiusa.
Comincio ad infastidirmi perché dobbiamo fare il test d’ingresso e i minuti a disposizione sono solo 56.
Ed ecco, la porta si spalanca: esce come una ventata bollente un’insegnante che mi comunica, con voce tonante, mentre mi trascina in classe, che lei, in quella classe, non farà più lezione!!!
- Guarda, ho scritto sul registro di classe!!-
E allora guardo
La sua grande scrittura svolazzante invade lo spazio di due giorni e rappresenta in pieno la sua foga oratoria: c’è scritto
Non posso fare lezione entrando in un’aula il cui pavimento è coperto di carta
C'è un entrando in più, penso.. ma gurada cosa si va a pensare in quei momenti....l'irritazione deve averle fatto perdere la capacità di comporre una frase in italiano.

Io sono lì, in piedi, vicino alla cattedra e lei tenta di coinvolgermi nella sua cazziata ai ragazzi.
Mi continua a guardare e a chiedere
- Non è vero? -
E poi continua, rivolta alla classe e a me
- Quando insegnavo agli ipodotati mi hanno spiegato che il primo segnale di allarme è il dondolamento sulla sedia e il fare palline di carta. -

Per fortuna che capiscono solo un pezzo del discorso, perché non sanno proprio cosa vuole dire ipodotati.
E io sono lì, ma non voglio farmi coinvolgere nella sua avventura e lei mi viene sempre più vicino e mi chiede, insistente
- Non è vero cara collega? non è vero? -
Vorrei morire… ma certo che non è vero, ma se le rispondo poi si incavola ancora di più con i ragazzi e allora taccio e aspetto che la sfuriata si plachi… finalmente esce e si trascina dietro un odore di rabbia. Alle volte mi chiedo se uno si senta gratificato ad umiliare un ragazzo, se sfogandosi poi stia meglio…

Comunque bisogna fare il test e io sono incasinata: i ragazzi mi guardano ed aspettano un mio commento e io non ho voglia di commentare, però loro aspettano e io che faccio?? Dico che è matta?? No non posso e allora dico loro con un sorriso tirato:
- Sapete come è fatta no? Poi però vi fa fare tante belle cose, vi fa suonare gli strumenti, vi fa partecipare ai concorsi…-
Eh già, ma questi sono in terza e ora il discorsetto del "sapete come e’ fatta" non se lo bevono più.

- Non è giusto che ci tratti così !-
Hanno ragione ma io che faccio??

Allora guardo per terra e vedo le palline di carta, le famigerate palline di carta e vigliaccamente cerco un compromesso, una cosa che plachi gli animi:
- Però questa classe è una stalla, la prossima volta che trovo ‘sto cesso vi faccio pulire con la coda… -
FATTO!! .. il muro si è rotto, sorridono e poi sorrido anche io, sorrido anche con gli occhi e torna il sereno, torna un momento di pace per iniziare il test.

Mentre distribuisco i fogli qualcuno pentito raccoglie palline.

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giovedì, settembre 14, 2006

14 settembre: parliamo di sport

Oggi proprio sono stanchina.. fa un caldo umido da suicidio e lin autubus c’era la temperatura e lo stato d’animo di un girone dell’inferno.
Ho finito alle 12.39 perché quest’anno abbiamo le unità didattiche da 56 minuti e non si capisce niente, o meglio, io non capisco niente con le ore che terminano od iniziano al 39. 52. 37 and so on (inglese…loro fanno anche inglese).

Mancano un sacco di insegnanti, sono ammalati e così ho fatto tre ore in prima: tre ore di matematica non le regge nessuno e non potevo fare Scienze perché i libri non sono ancora arrivati.
Così per un’ora ho sondato le loro attività sportive.
Uno fa, a livello agonistico sci d’inverno, vela d’estate, golf e pallacanestro tutto l’anno, poi per hobby pattina in linea. Altezza m 1.30 peso.. a occhio 35 kg. Un giorno mi scomparirà, si dissolverà in tanta fatica.
Una volta i bambini andavano a lavorare a 10 anni, ora invece fanno sport…agonistico.

Mica solo lui.. Tre quarti di classe pratica sport a livello agonistico, tuffi, equitazione pattinaggio ginnastica artistica e tanta vela, e tanto sci perché, mi hanno spiegato, per uno si fanno quattro/cinque allenamenti settimanali d’inverno e per l’altro solo uno o due e viceversa…insomma un lavoro stagionale.
Non è che io non ami lo sport: anche il mio figlio maggiore ha fatto sport a livello agonistico, ma uno solo.. non tre.
E mentre si raccontavano tutti pomposi e recitanti ( non tutti a dire il vero) mi spiegavano che si tratta di
O R G A N I Z Z A Z I O N E:
si finisce scuola mediamente verso le due, i genitori o le baby sitter li ritirano, o si fiondano da soli a casa con i bus, mangiano e ... S U B I T O fanno i compiti così poi sono pronti per andare agli allenamenti e la sera, dopo cena, per una oretta, si vede S K Y e solo S K Y……….. dio mio dove sono capitata… Hanno 10 anni!!!
Che pessima madre sono: io ho combattuto una vita perché i miei figli facessero i compiti subito e poi andassero ad allenamento, fuori con gli amici, ma ho sempre perso. Eppure sono normodotati bravi a scuola e nella vita, ma non sono mai riuscita a far fare loro i compiti subito dopo mangiato:
- ma sei matta?? Ho fatto cinque ore di scuola, ora mi devo disintossicare. !-
Invece questi dichiarano felici che loro i compiti li fanno subito dopo mangiato, prima il dovere…ma dove sono finita, nella pubblicità del Mulino Bianco?

Sono proprio curiosa di veder come butterà questa classe di incoronati.
Ovviamente i tre quattro "non in" cosa fanno?
- gioco a calcio nel campetto dietro a casa con gli amici -

Cielo!! Esistono ancora i campetti dietro casa?

Uno di questi è un anziano di questa scuola, viene da un’altra sezione ed è ripetente: bocciato in prima media.
Scrive correttamene e sa fare le quattro operazioni, che cosa aveva di tanto grave da bocciarlo??
Chiedo e si sussurra, ma non si dice.
Tutti singolarmente sono molto dispiaciuti di averlo bocciato, ma non si poteva fare altro.
-Sai io non volevo -
Ma come, non volevi e hai lasciato che lo bocciassero Cristo !
-Era un ragazzo che non studiava aveva una situazione famigliare difficile e nessuno si interessava a lui. –
Ma di nuovo Cristo! e tu lo bocci?? Giusto per aiutarlo un pochino??

Lui è quello che gioca nel campo di calcio dietro casa, non va a cavallo, non scia, lui il ragazzino serbo e altri tre.
Sono proprio curiosa di vedere cosa accadrà in questa classe.
Per fortuna spesso, molto spesso, cambio opinione, e alle volte all’inizio non ho la giusta impressione dei miei pupilli, spero questa sia una di quelle volte.


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mercoledì, settembre 13, 2006

13 settembre: il pasticcio dei pasticcini

Da un vassoio di pasticcini se ne distribuiscono prima un quinto e poi i due terzi del rimanente. Nel vassoio restano otto pasticcini. Quanti pasticcini c’erano all’inizio?

Eccoci qua: 8 e 10, classe seconda, tutti attenti e diligenti e si incomincia con i problemi con le frazioni.
Questi problemi sarebbero risolvibili con un’equazione MA!!! Le equazioni si fanno in terza e allora in seconda si deve lavorare scervellandosi per trovare la frazione rimasta dopo la prima distribuzione, di questa calcolarne i due terzi, che è la seconda distribuzione, sommare le due distribuzioni e sottrarre il risultato dall’intero e poi calcolare quanto è la relativa unità frazionaria facendo riferimento agli otto pasticcini rimasti, che ormai saranno odiati da tutti e nessuno li vorrà mangiare e dulcis in fundo finalmente procedere verso il numero iniziale di pasticcini..
Affinché nessuno dei mie quattro lettori passi notti insonni svelo che i pasticcini all’inizio erano 30..

E così passa la prima ora, il bello è che lo stesso problema in terza lo sanno fare solo quattro.. e allora cosa ho insegnato io tutto l’anno scorso??
Probabilmente poco, visto i risultati, tutto l’anno a contare pasticcini, vasche da bagno, terzi di figurine, due terzi, sei terzi,.. eilà ma questa non è una frazione… ops..
- Ti eri accorta?-
- Ma veramente prof. Io per la matematica non sono portata-

Eccoci di nuovo al solito ritornello: io non sono portata…
- Sa le scienze ancora ancora, ma la matematica proprio non la capisce, è una cosa di famiglia- dice sua mamma…

Devo trattenermi dal dare in escandescenze.
Non esiste una nazione più matofoba della nostra, già da piccoli le mamme iniziano a dire :
- eh….la matematica non è il suo forte.-

Una mia collega sostiene che sono troppo testarda, che se uno non capisce la matematica non la capisce e basta, non lo devo tormentare e che devo portare pazienza, farà altro nella vita, la parrucchiera, il modello e che è inutile che insista.

- Ma chiudi un occhio, fagli fare due operazioncine e via, poi è quello che le/gli servirà-


Santo dio, ma non è mica scemo o scema : quei quattro di terza che ancora non hanno imparato a fare il denominatore comune sanno tutto delle attrici, cantanti, degli ultimi mp3 e da come si fa una chat con un cellulare.. e allora?

Merd!!..( en française.. loro fanno anche francese)

Allora torna fuori la storia che loro per la matematica non sono portati con il placet di tutto il popolo che li circonda, quasi a sostegno che si può vivere benissimo senza conoscere i numeri relativi o i numeri primi o cosa è un binomio, poi però questi faranno non le parrucchiere ( che magari sarebbe stata la loro realizzazione ) ma andranno al Classssicooo meglio se linguistico.. ‘chè per le lingue sono portate. Macchè portate e portate: sanno tutti che lì promuovono a go go e i voti li regalano, vanno lì perché è un liceo e fa figo e poi comunque in un modo o nell’altro passano.

Al liceo classico ad indirizzo linguistico non serve la matematica (??), tireranno avanti con un po’ di asterischi, saranno promossi perché
- Scrive tantooooooooo Beneeee !!! _
e poi ….?
MEDICINA!!
Tra dieci anni te li ritrovi in ospedale col camice bello bianco e tu hai il terrore che questo personaggio attacchi un apparecchio sbagliato non sapendo cosa è un polo positivo o negativo…. Esssiiì: la fisica è come la matematica… se uno non è portato…!!
Ma tanto cosa importa, il medico mica deve sapere cosa è un polo positivo o negativo, quello lo sa il tecnico ….

Vabbene… questa terza è una classe da morire dal ridere, se alle volte non perdessi la pazienza, ma con loro anche i più calmi la perdono… Sette ragazzi quasi geniali e sette
-…io per la matemtica proprio no.. –
e gli altri che si barcamenano: venticinque in tutto.

In prima mi facevano uscire di senno… per i primi cinque mesi non hanno capito che dall’ultimo banco della classe, lunga e stretta non potevano andarsene disinvoltamente al primo banco della prima riga a prendere la gomma che l’amico gli offriva mentre io mi affannavo a spiegare le potenze.
Alle mie spalle accadeva di tutto: chi si alzava per andare a gettar cartine, chi mi guardava come una pazza se mi voltavo e mi arrabbiavo perché avevano fatto una teleferica con la cancellina creando delle strisce che andavano da un banco all’altro, oppure si erano tirati l’astuccio (... per non andare in giro per la classe che la prof. si arrabbia.. ) e questo era planato in mezzo all’aula distribuendo il contenuto sotto i banchi di tutti, tra le risate generali.

Un giorno uno mi chiede di uscire a metà spiegazione, e presa dalla stanchezza acconsento.
ERRORE!! .
Lui esce ma, siccome sta parlando con un compagno, infila lo stipite della porta a tutta forza perché "ho preso al mira sbagliata" mi dirà poi e la sua mamma si infastidisce alquanto perché arriva a casa col bozzo.
Colpa mia! Non dovevo lasciarlo uscire.
Tutti chiusi in classe per tre ore di fila con le finestre chiuse perché cadono e con le porte chiuse perché i bidelli amano chiamarsi, o semplicemente colloquiare, da un capo all’altro del corridoio che, essendo molto alto e molto lungo, è una splendida cassa acustica e le loro chiacchiere e riflessioni superano quasi la mia voce: quindi chiudo la porta.
L’aria è viziata, è la quinta ora e molte bocche fanno ooooooh non di stupore, ma da sbadiglio.
In questa classe ho impiegato tutto un anno a insegnare loro ( a quei sette di loro, ma non potevo mica fare finta che non esistessero) come si scrivono i compiti per casa sul diario.
-Scrivete sul diario i compiti per casa -
- Per quando??-
- Per la prossima volta -
- Ma che giorno è -
- Santo cielo, dovresti saperlo tu il tuo orario, non io che ho tre classi, comunque è per giovedì-
-Ma che giorno è?-
- Giovedì?-
- No dicevo il numero perché io non ho il calendario-
A questo punto generalmente cedevo e guardavo il calendario, poi iniziavo a dettare, MA l’altro mica aveva capito che “scrivete sul diario” valeva anche per lui e quindi nemmeno aveva pensato di togliere dallo zaino il suddetto, quindi l’operazione della ricerca del diario nel pozzo oscuro del suo zaino iniziava solo ora..

Intanto gli altri 20, alunno più alunno meno, avevano già tirato fuori il diario, ma anche già perso il segno e stufi di aspettare i compagni si erano messi a fare i fatti loro tirandosi bigliettini. Regolarmente finivo di dettare i compiti dopo il suono della campanella facendo innervosire il docente dell’ora successiva, che a sua volta finiva in situazioni analoghe alla mia.
Alla fine avevo studiato la strategia del
1) Tirate fuori il diario: 5 minuti per trovarlo
2) Scrivete. Con almeno tre - per quando è? - : 5 minuti per organizzare tutti i per quando è.
3) Scrivete, ora che siete pronti: 5 minuti perché c’era sempre chi rimenava indietro
Totale 15 minuti su 50 (durata dell’unità didattica) per dettare i compiti per casa.


Oggi entro in quella ex prima, ora terza, e faccio lezione. Quando mancano 5 minuti mi accingo a dettare i compiti per casa:
- Per casa ! –
- Per quando?-
- Per domani -
- Ma che numero è ?-
Nooooooooooooooooooooooo

Uno pensa che questi ragazzi siano scemi, mica vero: sono gentili, simpatici, hanno molti interessi, hanno seguito un mio corso sull’HTML e hanno anche imparato a fare pagine web, ma la matematica.. ..
-sa io non sono portato !

martedì, settembre 12, 2006

Giorno numero 2....è il 12 settembre

15 e 20 !

Ho finito di sparecchiare or ora.. non credo proprio terrò il ritmo di una pagina al giorno.. anche perché mica c’è da dire cose tutti i giorni.


6.30 ..bip,bip,bip, bip, bipppppppppppppppppppp – uffa!!!- …solita corsa, solito bus affollato di ragazzi che vanno a scuola, compresi i miei che si tengono ..un po’ distanti, solita salita e solita discesa.

Oggi come ieri e come ogni giorno meno il sabato, mio giorno libero che tutti vogliono e che io non volevo, ma hanno trasformato la mia sezione in “tempo corto” e così non c’è scampo.

Fa caldo e anche in classe fa caldo.
I ragazzi arrivano su in quarto piano di un antico palazzo absugico grondanti, si fiondano nei banchi cercando di cambiare il posto e poi arriva la prof. che li rimette come prima, tra occhiate storte e sbuffi.

- Prof aprimo le finestre.. -
- Non si può cadono..-
- Ma come cadono -
-Cadono -

Silenzio

Allora spiego: due anni fa una finestra è piombata sul parcheggio sottostante e meno male che il parcheggiatore non c’era, se no lo faceva fuori.
E’ venuto il Sindaco col vestito nero alla Berlusca, ha guardato con attenzione tutto, ha annuito e annuito con le mani dietro la schiena e … eccoci qua. Tutto come due anni fa.. anzi tutto un po’ più vecchio.

Le finestre le possono toccare solo gli insegnati, che sono più bravi dei ragazzi, ( così poi si sa a chi dare la colpa, mi saetta in testa ) ma essendo che sono un po’ vecchiotti, gli insegnati, del medioevo in media, nessuno di loro vorrebbe toccarle perché si fa fatica e solo quando proprio si lessa le si apre.
Ma poi “ gira l’aria” e i ragazzi che sono in maniche corte hanno freddo, mentre quelli che sono incollati alla loro felpa e non la mollano che sopra i 40 gradi, stanno benino.. ma intanto tutte le pagine volano, compresi i test di ingresso, tra le risate di tutti.

E’ arrivato il vento giustiziere che ci sta liberando dalle centomila scartoffie decise dal Gruppo Programmazione.. che bello!!.
Non è che non siano bravi quelli del Gruppo Programmazione ma a me ‘sti test annoiano, sono gli stessi da 10 anni e poi nessuno li guarda , oppure li guarda e poi fa altro.

A me piacerebbe farli giocare con i numeri da subito, farli correre tra i numeri, farli provare a comporre scomporre e ricomporre un numero in modo da trovare la strada più facile per fare il “conto”, applaudire per chi arriva prima e poi accompagnarli tra le varie basi di numerazione per divertirci immaginando di andare su una pianeta lontano, in cui gli abitanti hanno solo due dita per mano e lì il quattro non esiste e tre più tre non fa sei… farli rotolare dalla cima di un triangolo e vedere se si arriva a terra prima dal cateto o dall’ipotenusa…ma non è che non farò tutte queste cose, solo che mi tocca fare i test, riempire il registro, scrivere obiettivi minimi, massimi, contenuti e….. e questo mi annoia, ma si deve fare e anche se “non capisco, obbedisco”.
Faccio per bene la mia programmazione perché occorre formalizzare il lavoro che però nella mia testa è chiarissimo e splendente, ma quando lo scrivo diventa una stupidata e pieno di parole roboanti .

Allora, ieri li ho fotografati, nel pomeriggio ho messo le loro foto in rete, in un posto non pubblico che possano vedere solo loro e le loro famiglie, perché le famiglie non hanno ancora firmato la liberatoria per l’uso delle immagini.
Oggi ognuno di loro si è attaccato sul mio Registro Personale la propria foto. Così questo benedetto Registro Personale diventa una cosa meno mia e più loro e devono imparare che se non sono d’accordo su un giudizio devo dirmelo, educatamente, ma devono dirmelo.

Poi è arrivata una mia collega e mi ha guardata scandalizzata.
- Non si poooossono usare le fotooooooooooo , e la privacy dove la mettiiiii? Attaccarle sul registro…. Ma sai che guaiiiiiiiiii!!!!. -
Oddioooooooooooo e adesso come le spiego che il registro non è un atto pubblico e che casomai si tratterebbe di uso delle immagini e non problemi della privacy…….

Rinuncio, mi scoccia avere dei nemici, poi questa è anche simpatica…

Dunque, fa caldo che più caldo non si può, e allora viene fuori la storia degli ombelichi delle femmine…
-E no!! Dico io, NO e poi NO… per strada fai quello che vuoi, anzi, se ad una piace far vedere le ossa delle sue anche io non ho niente da obiettare, ma a scuola NO.
Dovete imparare che c’è un posto per tutto.
A scuola si viene vestiti come se si andasse in Comune, a fare i Consiglieri: avete mai visto una Consigliera con l’ombelico al vento o un Consigliere con le braghe a penzoloni come alcuni maschi di alcune terze?
E allora.. suvvia….. a scuola è scuola… o no??
Su un giornale ho letto “deprivazione di luogo pubblico con regole obsolete” ….. ma dai.. !!
Bene! Sono obsoleta.

Mi guardano con un sospiro di sopportazione, ma siccome ho il registro, sono sulla pedana e provengo dal medio evo, fanno finta di accettare…

Vedremo in terza, penso.
Ma in realtà quelli di terza non sono poi così sbracati come si fabula.
Un po’ sì, mostrano le loro pancioline ed i loro sederi coperti da improponibili variopinte mutande molto spesso scure ma alle volte tristemente bianche e sporche per le ditate delle mani che, dimentichi della mutanda bianca, hanno pulito sul sedere, ma in complesso sono più che dignitosi

Fa caldo e suona la campanella della quarta ora…io ho finito per oggi…

A domani


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lunedì, settembre 11, 2006

11 settembre.. ok ..si comincia.

6.30 ..bip,bip,bip, bip, bipppppppppppppppppppp – uffa!!!-… Mi alzo, si comincia scuola.
Un caffè e poi i soliti urli della solita mattina di un giorno di scuola:
- Chi ha preso il la mia maglia.. muoviti siamo tardi andiamo…_
-Smettila, non siamo tardi, ti agiti sempre, aspetta, il bus passa al 35 perché esci ai 25… ??
- Hai la merenda??—
- Uffa ..si’ non agitarti.. –
- A che ora torni…?-
- Al solito –
Viaaaaaaaaa andiamo che è tardi..

E così inizia la mia giornata, solo che l’agitata è la prof e l’altra è la figlia della prof, la mia ex bambina.. che va alle superiori.
Io invece vado alle medie.

Alle 7 e 40 sono a scuola.

Scuola bene di una città medio grande con ragazzini bene e poi qualche ragazzino difficile, ma più difficili sono i figli dell’avvocato, del consigliere comunale, dell’assessore….veramente loro non sono difficili, sono i genitori che vorrebbero che i loro figli fossero tutti geni superequilibrati e supersaggi, non come i genitori stressati dalla vita frenetica che hanno trasmesso con il latte dai biberon ai figli, ma equilibrati, miracolati, geni che producono senza fatica dopo ore di danza, teatro, corsi di inglese, pallavolo, pallacanestro, sci e via di seguito …questi ragazzini sono tremendamente stanchi e spesso vengono a scuola per riposarsi

Bene si incomincia.

Prima ora , una seconda: Entro.
Tutti in piedi
- Buongiornoooooooo -
- Buongiorno sapete che avete cambiato quasi tutti gli insegnati? -
E il solito.. -ma c’è lei.. ( non rispondo)
Questi ragazzini sono splendidi, la classe che tutti avrebbero voluto, buoni, gentili, educati sorridenti, interessati e .. stanchi.
Non posso non volergli bene.
Quest’inverno, in montagna ad una è venuto sangue di naso ed è svenuta per tre volte e la mamma, contattata per cell mi ha detto:
- Non si preoccupi, non le dia niente, le passerà io sono contraria alle medicine..-
Una ragazzina : 30 chili di dolcezza in un letto con la borsa del ghiaccio e io lì che non sapevo come aiutarla….
Poi è passato.
Oggi siamo di nuovo insieme ed è bello ritrovarci, l’ora passa in fretta e poi..
- A domani, portate il libro giallo -

- Ok prof..!-

Cambio di ora e arrivano i “primini” ai quali bisogna spiegare tutto, che non devono più chiamarti maestra, che le ore sono tante, tante, tante, ma i loro genitori hanno scelto il tempo corto e così dovranno stare a scuola fino alle 2 e mezza, non tutti i giorni, ma i riposi sono pochi, due di 10 e 5 minuti e si comincia alle 8.
Generalmente l’ ultima ora dormono.

Due ore insieme per conoscerci, io sono quelle di matematica, la coordinatrice.
Li fotografo , poi attaccherò sul registro i loro visini così li ricordo da subito..
Si divertono per le foto ma uno non capisce quando gli dico di mettersi in posa, non capisce una parola di italiano.
E’ serbo, appena arrivato e non conosce altro che il serbo. Per fortuna in classe c’è una ragazzina serba che da 5 anni vive in Italia e così riusciamo a comunicare…ma è difficile.. gli vengono le lacrime ed anche a me..
Non so come fare e mi viene una rabbia, una rabbia… anche se ho insegnato tanti anni agli stranieri “adulti” con questo bambino è diverso.. lui soffre e io per oggi non riesco ad aiutarlo, posso solo sorridergli da slogarmi le mascelle e toccarlo sperando che capisca il mio affetto, perché qua non c’è didattica che tenga o lui ti accetta e ti vuole bene e si fida o è una strada tutta tutta in salita

Vedremo domani.

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